Stefano Ricci guarda alla storia di Firenze capitale dello stile e, in contemporanea, proietta nel futuro la propria eleganza, in segno di speranza e fiducia. Ieri, oggi e domani si fondono in una sinfonia sartoriale che esalta il 100% fatto in Italia, le regole del bel vestire, l’eccellenza assoluta di ogni pezzo del guardaroba dell’uomo che ama essere ricercato e libero, charmant e disinvolto.
Una Sala Bianca che accoglie nella prima uscita un bambino, vestito con un modello SR Junior, perché l’eleganza si impara fin da piccoli, con la staffetta del bello e dell’esclusivo passata da padre a figlio. Così la sfilata oltrepassa i confini del fashion per diventare messaggio di gioia.
Fra gli stucchi che il Granduca Pietro Leopoldo Asburgo Lorena commissionò nel 1775 ai fratelli luganesi Grato e Giocondo Albertolli per abbellire Palazzo Pitti, in quel rettangolo di perfezione assoluta illuminata da 11 lampadari di Boemia, Stefano Ricci illumina lo stile di una sinfonia di colori che raccontano il DNA del brand che festeggia 45 anni.
Perché dentro al bianco che fa da sfondo e da specchio al défilé, su una passerella di 18 metri alta 40 centimetri da terra, in un trionfo di 11.000 rose immacolate, ecco il défilé d’alta moda maschile di Stefano Ricci, vero Italian High Fashion Show senza nostalgia, con temi colore che raccontano la filosofia di bellezza del designer-imprenditore che ancora una volta rende omaggio alla sua città, Firenze.
Gli indossator raccontano la giornata di un uomo moderno e cosmopolita che ad ogni ora vuole intimamente distinguersi con un guardaroba che ha al centro unicità ed eccellenza. Blocchi di colore, come il Pacific Blue per un abbigliamento informale e grintoso, il Radica che racconta la passione per la natura e per la forza dell’immagine, il Midnight Blue che è il blu amato da Ricci attualizzato da un tocco grey più formale. L’Amaranto che rende i capi classici più sofisticati perché spruzzati di nero, il Nero per un’idea senza tempo di classico e formale. La grande sera, tra smoking e frac, l’elegia dei cappotti, la fantasia sfrenata dei disegni sulle cravatte, i tessuti inarrivabili fino alla preziosa Vicuña, i gemelli di brillanti e i bottoni in oro e palladio che diventano essi stessi un gioiello.
Su tutto una preziosità che si spinge al massimo con le sete dell’Antico Setificio Fiorentino, il visone rasato che scalda l’interno delle giacche, la pelle stampata nel disegno esclusivo Africa, i tagli perfetti e la lavorazione sartoriale, certosina. Un inno alla bellezza dell’uomo di oggi che conserva le speranze e la fiducia nel mondo degli otto bambini in passerella. Con la Sala Bianca che torna ad essere la culla dove è nato il Made in Italy, e dove da oggi riprende il suo luminoso cammino di stile.