ENJOY: al Chiostro del Bramante l’arte incontra il divertimento

Dopo il successo della originale mostra LOVE, l’Arte incontra l’amore, a Roma il Chiostro del Bramante presenta ENJOY. L’arte incontra il divertimento, mostra di arte contemporanea a cura di Danilo Escher, dal 23 settembre 2017 al 18 febbraio 2018.

Continua così l’innovativo percorso programmatico a cura di DART Chiostro del Bramante proponendo ancora una volta una esposizione unica per la singolarità delle opere, che pone sotto la lente di ingrandimento le diverse possibilità percettive ad esse connesse.

ENJOY. L’arte incontra il divertimento, dal 23 settembre al 18 febbraio

Si chiama Enjoy e ha per sottotitolo l’Arte incontra il divertimento: locuzione emblematica che vuole indicare non solo una diversa modalità di vivere l’arte, ma soprattutto dare “spazio e spazialità” alle opere di artisti di acclarata fama. Molti lavori sono site specific, pensati e costruiti dagli artisti ospiti proprio per gli ambienti del Chiostro del Bramante la cui organizzazione aggiunge alla creatività dell’esposizione un notevole sforzo produttivo proponendo opere inedite.

Tra gli arisrti in mostra troviamo Tinguely, Calder, Fogliati, Erlich, Creed, Neto, Collishaw, Ourlser, Wurm, TeamLab, Hans op De Beeck, De Dominicis, Gander, i protagonisti del ‘900 storico e del terzo millennio, accomunati da un filo sotteso, il divertimento, assunto nell’accezione etimologica della parola: portare altrove.

L’altrove, l’altro da sé, il perdersi nei meandri dell’arte e dell’inconscio è ciò che accomuna il gesto di tutti gli artisti presenti in Enjoy, le cui opere guideranno il visitatore in un percorso invisibile ma fortemente tracciato, che prenderanno vita in un incessante rapporto interattivo e giocoso, dove le diverse percezioni del “fuori da sé” avranno un ruolo fondamentale.

ENJOY chiostro del bramante
© Courtesy Chiostro del Bramante | Enjoy: Callishaw

Una realtà tutta dal scoprire, che in realtà potrebbe anche non esserci

In Enjoy, dalle sculture leggere di Alexander Calder, lo spettatore può perdersi nel labirinto infinito di specchi di Leandro Erlich per poi immergersi e riemergere dalle installazioni ludico-concettuali di Martin Creed o nei raffinati giochi di luci illusorie di TeamLab che prendono forma e mutano solo a contatto con il pubblico, o essere inseguiti dagli occhi indiscreti e inquietanti di Tony Oursler e trovarsi a contatto con i corpi deformati di Erwin Wurm e così via.

Di artista in artista, di sala in sala: il Chiostro del Bramante diventerà luogo elettivo di una realtà tutta da scoprire, che esiste in ogni istallazione, una realtà che, tuttavia, può anche non esserci. D’altra parte è proprio Paul Klee che ci dice: “L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”.

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