HUMAN+. Cyborg, superuomini e cloni. Evoluzione o estinzione? Che cosa vuol dire essere un uomo o una donna oggi? E come sarà tra cent’anni? Nel frattempo la tecnologia fa passi da gigante. Dobbiamo continuare ad accettare che la nostra mente, il nostro corpo e la nostra vita quotidiana vengano modificati o esistono confini che non andrebbero superati?
La mostra HUMAN+. Il futuro della nostra specie, creata dalla Science Gallery del Trinity College di Dublino, dal 27 febbraio al 1 luglio al Palazzo delle Esposizioni di Roma, esplora i potenziali percorsi futuri dell’umanità considerando le implicazioni delle tecnologie passate ed emergenti.
HUMAN+. Il futuro della nostra specie
HUMAN+ un simbolo che rappresenta un orientamento positivo per il futuro della nostra specie. Ma qual è questo orientamento? Per gran parte del Novecento, il progresso è stato misurato in base all’incremento di velocità ed efficienza, maggiore rapidità significava più forza ed efficacia, ma tutto ciò ha avuto come effetto collaterale quello di rendere l’uomo più grasso, più triste e più stanco. C’è quindi bisogno di ridefinire il concetto di riuscita.
Il XXII secolo sarà caratterizzato dalla convergenza di settori come la biotecnologia, la robotica e l’intelligenza artificiale. Manipolazione di processi biologici, controllo di apparati meccanici e digitali, creazione di un’intelligenza non biologica al di sopra e al di là della comprensione umana: progressi che però sollevano interrogativi di natura etica sull’appropriazione della vita e l’alterazione dell’io. Le forze convergenti di queste e altre correnti ci porteranno in luoghi nuovi e sconosciuti.
Dalle provocazioni sottili ai grandi gesti, le opere in mostra ragionano sul modo in cui questi cambiamenti possono essere adottati e assimilati. Il valore della speculazione, infatti, non sta nella previsione ma nella riflessione. Per che cosa si sta lottando allora? Consapevolmente o meno, l’uomo disegnando il suo futuro, e ogni disciplina avrà un ruolo in questo processo.