La Galleria Fumagalli ospita, dal 10 maggio al 21 luglio, Take an Object la prima mostra personale dell’artista inglese Richard Wilson nel suo spazio milanese.
Riconosciuto a livello internazionale per i suoi interventi spaziali che traggono ispirazione dai mondi dell’ingegneria e della costruzione, Richard Wilson lavora da oltre 35 anni esponendo nei più importanti musei e realizzando opere pubbliche in tutto il mondo. Caravan collassati, taxi smontati, baracche accatastate e scale che non conducono a nulla, sono solo alcune tra le impressionanti creazioni dell’artista che riflettono sul rapporto tra arte e architettura.
Il fare scultoreo di Richard Wilson si fonda, infatti, sulla manipolazione dei materiali quotidiani per l’articolazione di prospettive inaspettate. Come lui dichiara: “Per me è necessario partire dal mondo reale perché ciò che m’interessa è il modo in cui posso alterare la percezione di chi osserva e mettere sotto sopra il suo punto di vista. Per farlo ho bisogno di mettere mano su qualcosa che sembra comprensibile”.
Take an Object, Richard Wilson: manipolazione di oggetti quotidiani tra arte e architettura
Con Take an Object, Richard Wilson presenta un corpo di opere inedite, quattro sculture accompagnate da otto disegni e due postcard works, realizzato a partire da oggetti domestici riconoscibili ma riconfigurati in forme totalmente nuove. Con i suoi interventi l’artista esplora l’habitat umano e le sue componenti oggettuali attraverso la loro decostruzione e riconfigurazione.
Con un processo giocoso di separazione e ricomposizione Richard Wilson mette in questione la forma originale degli oggetti. Nel caso di “Stealing Space, Compressed” (2018), per esempio, una scultura preesistente viene smontata e ricostruita riducendo al minimo il suo volume; il rompicapo che risulta da questa compressione crea un’opera nuova a partire da vecchi frammenti. Composta da cinque casse cilindriche in legno, in origine uno strumento musicale (una batteria) ora assemblate in una forma globulare, “Shells” (2018) evoca il suo passato formale e al tempo stesso esiste in una nuova ossatura.
“Direct Debit” (2018) nasce dall’idea di proiettare in tre dimensioni la figura di un puzzle composto da ritagli di una carta di credito nera; la forma data dai pezzi ingranditi a forma di cono su una superficie di compensato è percepita con nuova profondità da chi osserva. Evocando la tradizione delle nature morte ma al tempo stesso conferendole una narrativa data dal cambio di posizione, la scultura “Still Life Jug” (2015) presenta un oggetto inanimato, una brocca casalinga, intrappolato per sempre nell’atto del movimento. In mostra anche otto disegni che descrivono i processi di metamorfosi che questi oggetti hanno subito.
Le opere presentate nella mostra “Take an Object” dimostrano un approccio al fare scultoreo che rimanda alla celebre citazione di Jasper John “Take an object, do something to it, do something else to it”. Il senso di spaesamento indotto dalla visione di queste sculture e disegni è dato dall’ambiguità tra il sentimento di familiarità e al tempo stesso di novità che rende riconoscibili, in parte ma non del tutto, le immagini esposte. È grazie a questa nuova amalgama tra spazio e oggetto che Richard Wilson riattiva la percezione di chi osserva suggerendo nuove relazioni spaziali.