Shkrepëtima la nuova personale inedita di Petrit Halilaj 

Fondazione Merz presenta, da lunedì 29 ottobre 2018 a domenica 3 febbraio 2019,Shkrepëtima la nuova personale inedita di Petrit Halilaj (Kostërrc, Skenderaj-Kosovo 1986). L’artista di origine kosovara è il vincitore per il settore arte della seconda edizione del Mario Merz Prize, il premio biennale internazionale per l’arte e la musica promosso dalla Fondazione Merz.

L’esposizione costituisce il punto culminante e conclusivo di un articolato progetto espositivo, a cura di Leonardo Bigazzi, declinato in tre diverse tappe in altrettante località significative per la vita e la carriera dell’artista. Il primo capitolo corrisponde alla realizzazione di una performance sabato 7 luglio 2018 presso le rovine del Centro Culturale di Runik (Kosovo), città in cui l’artista è cresciuto e dove si è confrontato con l’intera comunità locale. In seguito, da venerdì 20 luglio a domenica 19 agosto 2018, è stato presentato un allestimento al Zentrum Paul Klee di Berna (Svizzera), a sottolineare il profondo legame di intenti tra la nazione svizzera e l’Italia nella mission del Mario Merz Prize. Infine, il progetto giungerà a Torino, restituito nelle forme di una importante e inedita esposizione conclusiva il cui cuore sarà costituito da un intervento site – specific.

Il lavoro di Petrit Halilaj si interroga su come si costituisca la memoria collettiva di una comunità e mira ad agire come una scintilla. In lingua albanese il termine Shkrepëtima significa infatti “lampo” e, per estensione, indica un pensiero improvviso e intenso che funziona come attivatore di coscienze, ma richiama anche l’eredità storica dell’omonima rivista culturale multietnica pubblicata a Runik tra gli anni Settanta e Ottanta. Shkrepëtima prosegue l’indagine lungo le radici storiche della cittadina di Runik, intervenendo sul reale al fine di modificare i processi di costituzione della storia collettiva e riavvicinare la comunità alle proprie origini.

Il punto di partenza di questo percorso lungo le tracce della storia perduta è proprio Runik, città in cui l’artista è cresciuto e dove, tra 1968 e 1983, è stato riportato alla luce un importante insediamento neolitico e, in particolare, un’ocarina: il più antico strumento musicale mai rinvenuto nei Balcani. Oggi, questo importante reperto del patrimonio storico-culturale del territorio insieme al complesso di fonti materiali ritrovate, non è accessibile agli abitanti poiché conservato a Belgrado. La performance, prodotta da Hajde! Foundation e Fondazione Merz, che ha visto il coinvolgimento di trenta performer, musicisti e di tutti gli abitanti del villaggio, riattiva attraverso l’agire comune il legame tra la popolazione e la propria cultura di fronte a quanto resta di un luogo simbolo per la memoria cittadina. Il Centro Culturale, infatti, sino allo scoppio del terribile scontro che ha condotto il Kosovo all’indipendenza, conservava una grande libreria, un teatro e una cooperativa e questa sua funzione aggregativa trova eco nell’azione orchestrata da Petrit Halilaj con i propri concittadini, malgrado il destino del centro sia a oggi estremamente incerto.

Le due esposizioni al Zentrum Paul Klee e alla Fondazione Merz presenteranno 40 nuovi disegnielaborati dall’artista esaminando i resti documentaristici rinvenuti presso il Centro Culturale di epoca sovietica a Runik. La serie funzionerà come uno storyboard concettuale della performance e allo stesso tempo come una trama visiva della storia culturale del villaggio. Il percorso espositivo al Zentrum Paul Klee è completato dall’installazione video a due canali The city roofs were so near that even a sleepwalking cat could pass over Runik without ever touching the ground (già presentata nell’ambito di RU al New Musuem nel 2017), che registra le voci aneddotiche di una popolazione la cui storia esiste solo nei racconti tramandati oralmente.

La mostra presso la Fondazione Merz rappresenterà il vero e proprio compimento dell’intero progetto Shkrepëtima: la restituzione finale e complessiva di questa discesa lungo le radici identitarie di una civiltà. Attraverso un nuovo intervento site – specific che includerà video, suoni, sculture, disegni e installazioni realizzati durante l’esperienza performativa a Runik e permetterà al pubblico di penetrare a sua volta nell’intricato sistema dialogico intessuto dall’artista, nel tentativo di ricostruire un legame tra il territorio e i suoi abitanti.

La mostra sarà corredata dalla pubblicazione di un catalogo edito da hopefulmonster contenente la documentazione dell’intero progetto.