La galleria Gió Marconi di Milano ospita, dal 15 novembre al 19 gennaio Ragazze dietro le sbarre (Mädchen hinter Gittern) una mostra di nuovi lavori dell’artista tedesca Amelie von Wulffen, alla sua seconda personale con la galleria.
Le opere più recenti di Amelie von Wulffen raccontano la sua lunga analisi della pittura come un medium che l’artista spesso sembra sperimentare senza consapevolezza di sé. Amelie venera la pittura, più di qualsiasi altro approccio alla creazione artistica, per la sua storia e attinge a questo medium dall’interno, prendendone in prestito i capitoli meno eccellenti.
Amelie von Wulffen: Ragazze dietro le sbarre (Mädchen hinter Gittern)
Le opere in mostra sono permeate dal gusto della pittura di genere, come quando von Wulffen accosta le bucce di limone ricurve, tipiche delle nature morte olandesi, alle pennellate filamentose dell’Espressionismo. L’artista utilizza la schiettezza della tonalità marrone, peculiare della tavolozza tedesca, dalla pittura di genere del XVIII secolo fino ad Anselm Kiefer, come se fosse un genere tutto suo. Amelie non tralascia nemmeno i gradi più bassi della pittura, nelle sue opere si leggono brani chiaramente ispirati ai prodotti di massa, come i quadri-suovenir, che si trovano nelle località di villeggiatura.
La pittura di Amelie von Wullfen è percorsa da un forte dualismo, come un treno di pensieri conflittuali, oscillanti tra impulso e razionalità, repressione e apparenza, individuale e universale. Le decisioni difficili sono messe da parte per lasciare spazio alla scelta del gusto di Magnum o dello show su Netflix. Ragazze dietro le sbarre (Mädchen hinter Gittern) dipinge un ritratto non solo della lunga e ampia storia della pittura, ma dell’interiorità individuale, dove ciascuno di noi trascorre la maggior parte del suo tempo.