Dal 15 dicembre al 7 febbraio, Contemporary Cluster ospita la mostra CINETICA, un progetto espositivo sul Gruppo MID a cura dI Stefania Gaudiosi e Giacomo Guidi, con la collaborazione dell’Accademia d’Ungheria di Roma.
La mostra racconta l’estesa continuità del lavoro artistico di Antonio Barrese e Alberto Marangoni, dagli esordi del Gruppo MID a oggi, che del mutamento, effetto vitale del movimento, hanno intriso la loro poetica.
Il gruppo MID nasce a Milano nel 1964, dall’incontro di Antonio Barrese, Alfonso Grassi, Gianfranco Laminarca e Alberto Marangoni. MID è acronimo di Mutamento (non semplice cinetismo, ma dinamica metamorfica), Immagine (luogo immateriale della ricerca visuale), Dimensione (lo Spazio/Tempo, nella sinestesia multimediale, attraverso la metadisciplina).
Il Gruppo MID e lo studio delle potenzialità della movimento e della lucide attraverso l’elettricità
Programmazione e caso, trasformazione per effetto del movimento, alterazione percettiva e psichedelia sono, di fatto, le dimensioni poetiche che l’opera del Gruppo esplora, attraverso l’uso catalizzatore della luce stroboscopica. Il MID è, dunque, il primo gruppo rock delle arti visive.
Autori dell’Ambiente stroboscopico programmato e sonorizzato (prototipo di tutte le discoteche), la loro opera può essere definita perfino ipercinetica, dal momento che il movimento fattuale (e non illusorio) è declinato in forme complesse, molteplici, stratificate e mutevoli, e sempre integrato con il gesto perturbante dello spettatore. L’interattività, infatti, è cifra costante. Anche nelle opere recenti, frutto delle ricerche individuali di Barrese e Marangoni, c’è sempre l’incontro fisico, somatico, tra oggetto e interattore. E nel Design, attività che tutti i membri del Gruppo hanno poi praticato, quest’attitudine si fa progetto.
L’esplorazione delle potenzialità della luce e del movimento insieme, gli effetti di questa interazione, dagli esordi fino alle ricerche attuali, nel lavoro di Barrese scandagliano l’elettricità cruda, l’archetipo energetico, nelle opere di Marangoni, la possibilità di riconfigurazioni spaziali concrete e dinamiche a partire da matrici geometriche elementari, la figura generatrice.
Presenti in mostra anche le opere dell’artista ungherese Nicolas Schőffer, figura poliedrica di scultore, pittore, architetto, progettista, video- artista, teorico dell’arte, un artista sperimentatore che osservava sempre con grande senso di responsabilità e voglia di innovazione il ruolo dell’arte nella società.