Considerato una delle personalità più significative della fotografia contemporanea ungherese, Péter Korniss arriva a Roma con una mostra intitolata Transizione in programma al Museo di Roma in Trastevere dal 10 aprile al 2 giugno.
La mostra curata da Krisztina Kovács, direttore della Galleria Várfok di Budapest, si concentra principalmente sulla scomparsa della cultura contadina tradizionale nell’Europa orientale e si compone delle più emblematiche fotografie realizzate dall’artista nella sua lunga carriera.
Péter Korniss, Transizione. La scomparsa della cultura contadina tradizionale nell’Europa orientale
Dai suoi prima scatti del villaggio ungherese della Transilvania Szék (in romeno Sic), realizzate nel 1967, alla più recente e concettuale serie Guest Worker Women a Budapest (2014-17), Korniss ha rappresentato con occhio attento i cambiamenti e i segni irreversibili che la globalizzazione ha lasciato sulla cultura e sulla vita familiare delle comunità dei villaggi rurali.
Divisa in quattro sezioni, allestite in ordine cronologico, la mostra mette l’accento sullo sforzo coerente e il lavoro coscienzioso che hanno caratterizzato la carriera di Korniss per cinquanta anni, sottolineando al contempo la sua forte sensibilità fotografica, costantemente ravvivata e rinnovata nel tempo. Si comincia con la sezione del chiostro in cui prende vita il primo capitolo della mostra dal titolo Il passato 1967 – 1978, per poi proseguire con la seconda parte intitolata Transizione 1989 – 2016.
Il terzo capitolo, invece, è dedicato completamente alla nota serie The Guest Worker, incentrata sulla vita dei pendolari tra la Transilvania e l’Ungheria. Queste opere, realizzate tra il 1979 e il 1988, sono ormai pietre miliari della fotografia, come la celebre immagine degli Armadietti per alimenti degli operai, la cui potenza espressiva offre ancora oggi spunti validi per gli artisti contemporanei ungheresi. L’esposizione si conclude poi con la quarta e ultima parte dal titolo Guest Worker Women a Budapest 2012 – 2015, con le fotografie più recenti dell’artista dedicate alle donne transilvane provenienti dal comune Szék (in romeno Sic), che lavorano a Budapest indossando ancora oggi i loro abiti tradizionali rossi.