Manualità e materia, Renata Boero al Museo del 900

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Il Museo del Novecento ospita, fino al 23 giugno, Kromo-Kronos, mostra personale di Renata Boero, artista genovese con base a Milano attiva nella scena internazionale dagli anni ‘60. L’esposizione, a cura di Anna Daneri e Iolanda Ratti, propone una rilettura critica del lavoro dell’artista mettendo in relazione la sua produzione storica con quella più recente.

Renata Boero, Kromo: la materia cromatica che diventa pittura. Kronos: i tempi dei fenomeni e delle trasformazioni, le relazioni tra i materiali, le loro attrazioni o repulsioni

Kromo-Kronos si apre con una selezione pressoché inedita di Cromogrammi, opere su tela realizzate sperimentando l’interazione di pigmenti naturali ed elementi organici, prodotti a cavallo degli anni ’60 e ’70. In questi lavori, che trovano nella monumentalità e nella processualità su grande scala la propria compiutezza, è possibile osservare la congiunzione tra due aspetti fondamentali della ricerca di Renata Boero: la manualità e la materia.

Un contatto profondo, quello con la natura, che assume nella pratica dell’artista un valore non solo estetico, ma anche umano e politico. Sono il tempo e la memoria a guidare l’interazione della materia e del colore una volta che la tela viene immersa nell’infuso ottenuto dall’ebollizione di erbe, radici e pigmenti. Ripiegata, come pagine di un libro, la materia assorbe il colore e lascia che si imprimano le linee, creando un disegno e un ritmo all’interno del racconto cromatico.

A partire dai Cromogrammi storici e pressoché inediti, la mostra segue lo sviluppo del lavoro di Renata Boero attraverso le serie delle Germinazioni, dei Fiori di Carta e delle più recenti Ctoniografie, cromogrammi auto-generatisi in assenza dell’artista, che ne innesca il processo di trasformazione interrandoli. I lavori più attuali presenti in mostra rendono conto della circolarità nell’operare dell’artista e di una sorprendente coerenza nella sua ricerca. L’esposizione è completata da un ampio apparato documentale e bibliografico e invita il pubblico a entrare in uno spazio intimo e personale, quello dello studio, che viene evocato attraverso materiali d’archivio quali strumenti, fotografie, carteggi e libri.

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