Federica Schiavo Gallery ospita a Milano, dal 25 settembre al 30 novembre, Before Common Era, la quinta mostra personale di Jay Heikes con la galleria.
Attraverso l’accostamento di materiali insoliti e inaspettati, l’artista americano, indaga le relazioni precarie che formano la materia infinita dell’universo. Figlio unico di un chimico e insegnante, è particolarmente affascinato dall’alchimia, la trasformazione senza fine di una sostanza in un’altra, che rivela storie e processi a volte nascosti sotto la superficie dei nostri mondi naturali ed innaturali.
Before Common Era, Jay Heikes. Una lotta interiore in un’epoca che considera distratta, ossessivamente autoreferenziale ed ipocrita
Fortemente influenzato dai cambiamenti politici, sociali e ambientali che hanno sconvolto le abitudini dell’uomo, Jay Heikes rivolge la sua attenzione al cielo, nel tentativo di fuggire da una società che lui definisce post-contemporanea in cui non esiste un terreno solido. “Se accettiamo la lezione del sublime, dove la bellezza è la sola cosa che ci permette di non sparire del tutto nel vuoto, mi chiedo se il concetto di bellezza sia un riferimento legato al passato in cui condizioni diverse ci permettevano di compenetrarla”. Questo pensiero di Heikes si riflette nella nuova serie di lavori in cui l’artista esplicita la sua lotta interiore in un’epoca che considera distratta, ossessivamente autoreferenziale ed ipocrita.
Nei suoi dipinti, chiamati Mother Sky, Heikes affronta il lavoro con la sensibilità di uno scultore, impiegando i processi chimici che hanno a lungo caratterizzato la sua produzione tridimensionale. Prima di serigrafare forme che ricordano il fumo e le nuvole, l’artista colora la superficie usando una combinazione di aceto, sale e pigmento in polvere. Mentre reagiscono, queste sostanze generano tonalità vibranti e imprevedibili che trasformano i suoi cieli in elementi turbolenti che presagiscono situazioni climatiche e sociali allarmanti ed imperscrutabili.
La serie di sculture conosciute come Minor Planets, rappresentano invece piccoli globi realizzati con materiali come il bismuto, il rame, il niobio e il guaiaco, materie antiche come la nostra era. I metalli e i materiali impiegati che nel tempo si ossidano e mutano, sono un’altra testimonianza dell’imprevedibilità della materia e della forma secondo processi che non sono mai controllati fino in fondo dall’artista.