Gilda Contemporary Art ospita, dal 27 maggio al 30 giugno, Il giardino d’Arcadia, mostra collettiva a cura di Andrea Lacarpia. Un progetto che riunisce le opere di 13 artisti di diverse generazioni con l’intento di indagare i diversi approcci delle arti visive nei confronti di un ambito complesso e inafferrabile come quello della natura.
L’inaugurazione della mostra, il 27 maggio alle ore 19, verrà realizzata attraverso una diretta sui canali social della galleria, con Cristina Gilda Artese, direttore artistico della galleria, e Andrea Lacarpia, curatore della mostra.
Il giardino d’Arcadia, un giardino in cui la vegetazione e le diverse espressioni dell’immaginario artistico convivono armoniosamente
Il giardino d’Arcadia pone molteplici spunti di riflessione sul rapporto tra arte e natura come parti di un unico ecosistema e, in un momento di graduale ritorno alle attività nel contesto cittadino e di speranza per un superamento dell’emergenza sanitaria, la mostra diviene metafora della capacità di rinnovamento della natura. Il progetto unisce diversi mezzi espressivi, come dipinti, sculture, installazioni, elaborazioni digitali e video, messi in relazione con piante vive inserite nell’allestimento. La galleria diventa così un giardino in cui la vegetazione e le diverse espressioni dell’immaginario artistico convivono armoniosamente, accomunate dalla stessa energia vitale.
Nelle opere il soggetto natura è declinato con modalità che vanno dalla riflessione mitico-filosofica, spesso rivolta all’individuazione di una dimensione originaria, alla costruzione di un immaginario post-naturale che ibrida forme biologiche e prodotti dell’uomo per esprimere le attuali trasformazioni nella percezione di naturale e artificiale. Il mito dell’Arcadia, luogo lontano dalle città che gli antichi greci consideravano dimora delle divinità silvestri, nella storia si è evoluto andando a simboleggiare la necessità dell’uomo di ritrovare una natura selvaggia e primigenia, tra realtà e idealizzazione.
Come nei giardini d’Arcadia neoclassici, la mostra allinea sullo stesso piano narrativo l’esperienza concreta dei processi vitali e la rappresentazione visiva con cui si mette in scena un giardino immaginario. La galleria si trasforma in un “teatro della natura”, ecosistema in cui le forme e i processi biologici, tra opere d’arte e piante, possono assumere una valenza magica e trascendente perché lontane dall’esperienza quotidiana. Il paesaggio diviene mappa dell’inconscio collettivo, di cui lo spazio espositivo è espressione visiva, tra simbologie millenarie e bizzarre ibridazioni che uniscono l’uomo, le piante e gli animali alla stessa psiche collettiva.