Fino al 1 novembre 2020, il Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano ospita una retrospettiva dedicata alla fotografa austriaca Inge Morath (Graz, 1923 – New York, 2002), la prima donna a essere accolta nell’agenzia Magnum Photos. L’iniziativa è parte dei palinsesti culturali Aria di Cultura e I talenti delle donne, promossi e coordinati dal Comune di Milano.
L’esposizione curata da Brigitte Blüml – Kaindl, Kurt Kaindl, e Marco Minuz, ripercorre in 150 scatti e documenti originali il cammino umano e professionale di Inge Morath, dagli esordi al fianco di Ernst Haas ed Henri Cartier-Bresson fino alla collaborazione con prestigiose riviste quali Picture Post, LIFE, Paris Match, Saturday Evening Post e Vogue. Focus della mostra i reportage di viaggio, che la Morath preparava con cura maniacale, studiando la lingua, le tradizioni e la cultura di ogni paese dove si recava, dall’’Italia, alla Spagna, dall’Iran, alla Russia e alla Cina.
Terza, e ultima, moglie del celebre drammaturgo Arthur Miller, che la sposa nel 1962 subito dopo il divorzio da Marilyn Monroe, rimase al suo fianco per tutta la vita pur continuando a viaggiare e lavorare con passione; tanto che il marito una volta disse “Non appena vede una valigia, Inge comincia a prepararla”.
Inge Morath, la passione per i viaggi e i gli intesi ritratti
La passione per il viaggio, il motore della vita di Inge Morath, è ampiamente documentata in mostra attraverso gli scatti di alcuni dei suoi reportage più famosi, come quelli realizzati a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 a Venezia, in Spagna, nella Romania comunista in Russia, in Cina, in Iran e nella natia Austria. A Parigi, uno dei “luoghi del cuore” della Morath, incontra i fondatori dell’agenzia Magnum: Henri Cartier-Bresson, David Seymour e Robert Capa. Le immagini riflettono le sue più intime necessità, ma al contempo sono come pagine del suo diario di vita, come lei stessa ha scritto: “La fotografia è essenzialmente una questione personale: la ricerca di una verità interiore”.
La mostra dà inoltre ampio spazio al ritratto, un tema che ha accompagnato Inge per tutta la sua carriera. Da un lato era attratta da personaggi celebri, quali Igor Stravinsky, Alberto Giacometti, Pablo Picasso, Jean Arp, Alexander Calder, Audrey Hepburn, dall’altro dalle persone semplici incontrate durante i suoi reportage. Tra gli scatti più iconici, spicca la fotografia di Marilyn Monroe che esegue dei passi di danza all’ombra di un albero, realizzata sul set del film “Gli spostati” del 1960, lo stesso dove Inge conobbe Arthur Miller.
Che si trattasse di persone comuni o artisti di chiara fama, il suo interesse era sempre rivolto all’essere umano in quanto tale. Il suo stile fotografico affonda le sue radici negli ideali umanistici del secondo dopoguerra ma anche nella fotografia del “momento decisivo”, così come l’aveva definita Henri Cartier-Bresson. Ogni suo ritratto si basava infatti su un rapporto intenso o su una conoscenza profonda della persona immortalata.