Nel 2000, con la versione in ceramica nera seguita da quella in ceramica bianca nel 2003, il J12 di Chanel rivoluziona l’universo dell’orologeria, imponendosi come la prima icona orologiera del XXI secolo. E a distanza di venti anni, non ha perso nulla della sua irriverenza.
Per la prima volta, bianco e nero si incontrano e si uniscono, senza confondersi. Per creare una linea, un paradosso, un’allure. Nel J12 Paradoxe si fondono luce e mistero, giorno e notte. Con un abile gesto d’effetto si svela sotto l’orlo di una giacca, il polsino di una camicia.
L’estetica esclusiva di questo segnatempo è il frutto di un’autentica sfida tecnica: il taglio e l’unione di due casse in ceramica di diverse dimensioni, una bianca e una nera, a formare un’unica cassa. Inscalfibile, la ceramica non è tuttavia così facile da tagliare. L’operazione risulta inaspettatamente complessa. Ottenere un taglio perfetto – senza rischi di rottura del materiale – richiede un savoir-faire particolare, sapientemente padroneggiato dalla Manifattura Chanel in Svizzera. Una volta tagliate, le due parti vengono quindi assemblate su un supporto metallico nel quale è inserito il fondello di vetro zaffiro. Una procedura minuziosa studiata appositamente per il J12 Paradoxe, la cui produzione richiede la realizzazione di specifici elementi bicolori: il quadrante e la lunetta. La stampa a tampone prevede che il quadrante sia rivestito integralmente di bianco e poi di nero nella parte destra.
Sottoposto anch’esso alla tecnica di stampa a tampone, l’anello della lunetta è colorato di nero e successivamente di bianco, per un effetto bicolore. La parte nera, tuttavia, deve essere ridotta e “cancellata” per creare un allineamento perfetto con la linea di convergenza del bracciale in ceramica bianca.
La natura bicolore del J12 Paradoxe emerge chiaramente quando il segnatempo è visto di fronte. Per anamorfosi, la demarcazione tra bianco e nero risulta perfetta. Bianco e nero, fulcro della stessa creazione.