Gió Marconi ospita, fino al 28 maggio 2021, Cold Shoulders / Foreign Affairs / Seafood Dinners / Power Vacuums / and The Last Gate at the End of a Very Long Terminal, terza personale di Matthew Brannon con la galleria milanese.
“Ho realizzato questa mostra durante l’anno surreale che è stato il 2020. Ho immaginato un aereo sospeso a mezz’aria sopra una città in un qualche momento durante il secolo scorso. Leggero come una piuma, pesante come una balena – afferma Matthew Brannon – Ogni opera mostra il sedile di un passeggero invisibile. È il set di una produzione teatrale dopo che lo spettacolo è finito e le telecamere sono spente. Quel momento in cui ti svegli appena prima di ricordarti tutto quello che devi fare. È il centro di un libro che ho scritto molto tempo fa. Uno spazio in cui puoi entrare. Il mondo fluttuante”
Matthew Brannon. Sedili, tavolini ingombri di oggetti e colori vivaci alla scoperta del VIAGGIO dopo un’anno di pandemia
La mostra di Brannon alla Giò Marconi esplora il viaggio e il passare del tempo. Due aspetti del quotidiano che sono diventati quasi un’ossessione da quando il mondo si è fermato all’inizio del 2020 e le chiusure globali hanno tenuto le persone a casa. Un desiderio sempre più urgente, quello di spostarsi di nuovo, che Bannon cattura e trasforma in immagini colorate e ricche di dettagli. Il tutto condensa in uno stile unico ispirato alle riviste di lifestyle e le pubblicità della metà del XX secolo.
Gli spazi della galleria milanese si trasformano nell’interno di un aereo dai colori vivaci. Un’opera di grandi dimensioni sulla parete di fondo mostra, infatti, la cabina di pilotaggio dell’aereo, mentre opere di medie dimensioni su ciascuna delle pareti laterali raffigurano diverse file di sedili. Ognuna di queste composizioni include un sedile, un tavolino e un finestrino con vista dall’alto su una città notturna.
Ogni pezzo da solo non è solo un’opera d’arte bidimensionale, ma evoca un racconto breve con un titolo stravagante e una trama accuratamente delineata. Combinate insieme, invece, le opere diventano singoli capitoli di un diario di viaggio nel quale i confini tra immagine e narrazione sono sottili e labili.
Le opere, tutte serigrafie uniche, sono nature morte ricche di oggetti e dettagli accuratamente ricercati che esaltano lo story-telling della pratica di Brannon. Bottiglie di vino costose si scontrano con sacchetti di McDonald’s, deodoranti e dentifrici; mentre pedine degli scacchi, carte da gioco, libri e riviste parlano di abitudini di viaggio precedenti. Strani oggetti come un modello anatomico del cuore, una confezione di candeggina o un pezzo di prosciutto, danno allo spettatore un’idea dei gusti e della personalità del viaggiatore, così come le varie scelte letterarie da Pasolini ai romanzi gialli e a quelli rosa.