La Galleria Massimo De Carlo ospita, negli splendidi spazi di Piazza Belgioioso, Yucaipa la prima personale milanese di Aaron Garber-Maikovska. Per l’occasione, l’artista di Los Angeles presenta un nuovo corpo di nuovi lavori astratti e due video sculture.
Il lavoro e la pratica artistica di Garber-Maikovska sono fortemente legate al corpo. Inteso come luogo di indagine percettiva, fisica, concettuale e spirituale il corpo diventa la premessa dell’atto pittorico dell’artista americano. Una reazione somatica, tra movimento, performance, linguaggio e pittura che si sinterizza perfettamente nel suo linguaggio visivo.
Yucaipa, colori intesi, dinamismo e movimento nei lavori di Aaron Garber-Maikovska
Yucaipa, titolo della mostra, fa riferimento a una città della California meridionale dove l’artista si è esibito in più occasioni. Un luogo archetipo di tutti i luoghi legati alle sue performance, ambienti che l’artista identifica per lo stato di transizione in cui si trovano e pertanto fluidi, dinamici e ricchi di opportunità.
In mostra una nuova serie di sei ampi dipinti astratti e due video-documenti installati orizzontalmente su sculture mobili. Le tele, eseguite con movimenti ritmici e tangibili, appaiono come membrane che assorbono e rilasciano energia. I colori sono intensi e luminosi, la composizione è dinamica e l’andamento ondulato di forme e linee richiama quello dello sviluppo sonoro.
Un processo pittorico che si fonde con la performance. Aaron Garber-Maikovska è in grado di assumere il controllo della propria fisicità attraverso un’affermazione di natura somatica, resistendo alla meccanicità delle azioni quotidiane e alle imposizioni delle dinamiche corporative. Il cambio di prospettiva, anziché destabilizzare, fornisce all’artista nuovi canali per esperire un’energia inedita, leggera e dinamica, che, assorbita nel corpo, trasferisce successivamente nella propria pittura.
I due video in mostra rappresentano la documentazione di questa metodologia. I monitor, montati orizzontalmente su ruote girevoli, sono concepiti come un’esperienza autonoma e indipendente dai dipinti. Omnidirezionali, essi stabiliscono all’interno della mostra la propria ragione d’essere e rappresentano un flusso di energia piatta e orizzontale che avviene simultaneamente a quello verticale dei dipinti.