Nata nel 1904 a New York Margaret Bourke White si avvicinò presto alla fotografia. Per lungo tempo ha alternato immagini di fotografia pubblicitaria per la nota rivista Fortune, a scatti sul mondo del lavoro. Per lavoro cominciò a viaggiare e furono proprio i suoi viaggi a farle capire che quello che voleva era documentare il mondo da un punto divista sociale.
Margaret Bourke White
- You have seen their faces. Era il 1937 quando Margaret Bourke White, realizzò il libro You Have Seen Their Faces. Insieme a lei c’era lo scrittore Erskine Caldwell che ben presto diventò suo marito, anche se la storia tra i due durò ben poco. Fu proprio lui a proporre il titolo del volume che raccontava del periodo di siccità in Sud America, e la White ne fu entusiasta.
Il libro fu il primo di una lunga serie di volumi in cui scrittura e fotografia collaborano. Dopo di questo arriveranno infatti anche opere con le fotografie di Dorothea Lange e Walker Evans. - Life. Il successo di Margaret Bourke White fu, tutto a un tratto inarrestabile. Nel 1936 esce il primo numero della rivista Life: in copertina vi era una sua foto. L’immagine raffigura la Diga di Fort Peck in Montana, realizzata subito dopo la crisi economia. Negli anni a seguire sono tantissimi i suoi servizi e i suoi scatti indimenticabili che verranno pubblicati sulla rivista di fotografia più famosa di tutte.
- Il personaggio, la Donna. Fu così che ben presto la fotografa venne riconosciuta come un simbolo e sinonimo d’eccellenza. Durante la guerra si spostò e raccontò la vita sul fronte in ogni dove e in ogni situazione, riuscendo anche a realizzare un ritratto di Stalin. Solo pochi anni dopo le forze armate americane realizzarono appositamente per lei la prima uniforme femminile di corrispondente di guerra. Margaret Bourke White non fu solo una fotografa, ma fu una donna che si fece strada in un mondo, in una professione prettamente maschile, specialmente in quel periodo. E’ così che ancora oggi viene ricordata, come un simbolo femminile, oltre che una grande fotografa. E’ proprio per questo motivo che Milano ha voluto coinvolgere nel palinsesto culturale “I talenti delle donne” la sua figura, la sua storia, i suoi scatti, con una bellissima mostra a Palazzo Reale a lei dedicata.
- Dal bianco e nero al colore. La fotografia di Margaret Bourke White arriva nel bel mezzo di un grande cambiamento: il colore. La fotografa infatti realizzò le sue più grandi e famose immagini in bianco e nero. Quelle che oggi tutti ricordiamo, non a caso sono prive di colori. Ma nei suoi ultimi anni di lavoro, appena prima che la malattia la colpisse, ecco comparire il colore, anche nelle sue immagini. Oggi, a ricordarlo e testimoniarlo, vi sono le tantissime mostre fotografiche, non da ultima la già citata a Palazzo Reale a Milano, Prima, donna. Margaret Bourke-White. Qui tra le ultime sezioni della mostra figura anche il rimando a Voices of the White South, che fu, appunto, uno dei pochissimi lavori realizzati interamente con fotografie a colori di Margaret Bourke White.
- La lotta indomita di una donna famosa. Gli ultimi anni della vita della fotografa non furono affatto momenti semplici. Trascorse vent’anni a lottare duramente contro il morbo di Parkinson che la allontanò dalla fotografia ma non dalla scrittura, tanto che riuscì a portare a termine la sua autobiografia, Portrait of Myself. Durante questo periodo buio tra i tanti che le stettero vicino vi fu in particolare il fotografo e amico Alfred Eisenstaedt che decise di realizzare un servizio per Life su di lei: “La lotta indomita di una donna famosa”. Margaret non si rifiutò e anzi si mostrò davanti all’obiettivo senza timore scrivendo i testi che hanno accompagnato le fotografie, raccontando della malattia e dell’importanza di combatterla, fino alla fine.
Margaret Bourke White Gandhi
6. Gandhi. Era il 1946 quando La White giunse in India. Nel mezzo del suo reportage, non poteva certo mancare uno scatto dell’uomo simbolo dell’India di allora e di sempre: Mahatma Gandhi. Nel corso del suo periodo in terre straniere Margaret Bourke White e Gandhi si incontrarono più e più volte e oggi, di quel rapporto, resta una bellissima foto di Gandhi e la macchina per filare.
7. Gli ultimi momenti. Nel suo ultimo giorno in India la fotografa andò a trovare Gandhi e a intervistarlo. Quello però non fu solo l’ultimo giorno delle White in terra indiana, ma anche di Gandhi stesso che, solo qualche ora più tardi, venne colpito alla testa da una pallottola.
Margaret Bourke White Gold Miners
8. Il Sud Africa, l’apartheid e i minatori. Al rientro dall’India Margaret Bourke White torna in Sud Africa per documentare la situazione dell’apartheid. Per farlo, come era suo solito, non si lascia fermare da nulla, nemmeno dalla necessità di scendere nella profondità della terra per incontrare i minatori. Fu così che nacque un altro dei suoi reportage più famosi di sempre, i Gold Miners, in testimonianza di una lotta che furono in tanti a combattere.
Margaret Bourke White libri e fotografie
Tanti sono gli scatti realizzati da Margaret Bourke White nel corso della sua lunga e infinita carriera. Oggi a noi ci arrivano anche tramite le riviste con le quali ha collaborato e i libri che lei ha scritto e che altri, negli anni a venire, hanno realizzato appositamente per ricordare quanto fu grande “una donna in un mondo di uomini“, come lei stessa amava definirsi. Ecco qui una breve selezione di libri e di alcuni dei suoi scatti più iconici.
9. Libri
- Margaret Bourke White fotografa
- You have seen their faces
- Portrait of Myself
- They Called it Purple Heart Valley
- L’India a metà strada
- Eyes on Russia
- Prima, donna. Margaret Bourke-White.
10. Foto
- Margaret Bourke-White al lavoro in cima al grattacielo Chrysler, New York City, 1934
- La Diga di Fort Peck, Montana, 1936.
- Montana, 1936.
- Buchenwald, 1945.
- Gandhi, Pune, 1946.
- Oliver Chilled Plow Co., South Bend Indiana 1930
- Russia, 1931
- Louis Ville, Kentucky, 1937.
- Play Street, New York, 1930.
- Greensville, Carolina del Sud, 1956.