Dal 2 dicembre 2021 al 9 gennaio 2022, il Mudec Museo delle Culture di Milano ospita TVBOY. La mostra. Nome d’arte dello street artist Salvatore Benintende, TVBOY è a livello internazionale uno degli esponenti principali del movimento Street Art di matrice Neo Pop.
Le sue opere sono esposte in diversi Paesi, dalla strada alle mostre museali. Ora Mudec Photo lo ospita per la prima volta a Milano in una personale dell’artista che svela al visitatore l’occhio ironico e satirico ma sempre attento alla riflessione con cui TVBOY reinterpreta i vari trend seguiti dalla società moderna attraverso la sua street art.
TVBOY. La mostra racconta, attraverso più di 70 tele, il percorso di questo giovane e prolifico artista, soffermandosi sulle sue principali tematiche: l’amore, il potere, gli eroi, l’arte. La mostra, prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e promossa dal Comune di Milano-Cultura, è a cura dell’esperto di street art e giornalista Nicolas Ballario ed è realizzata in collaborazione con Studio TVBOY.
TVBOY e il Mudec. Una storia di collaborazione dal murale di protesta nel 2018 ad oggi
La collaborazione tra il Mudec e l’artista è stata, come spesso accade in questi casi con artisti ‘disruptive’ nei confronti della società e delle istituzioni, assolutamente casuale. In occasione della mostra del Mudec dedicata a Banksy nel 2018 “A Visual Protest. The Art of Banksy” (21 novembre 2018 – 14 aprile 2019) infatti, TVBOY realizzò un primo murale di protesta sul muro di cinta del museo, in via Tortona 56.
Il murale rappresenta (è ancora oggi visibile) uno street artist incappucciato, ritratto di spalle, che gioca sull’ambiguità Official/Un-official, riferendosi alla mostra non ufficiale di Banksy che si svolgeva all’interno delle sale del museo. Dallo “scontro” è nato un dialogo interessante, che al contrario ha visto lavorare il Museo delle Culture e TVBOY insieme, per un progetto molto ambizioso all’interno del distretto Tortona.
Il Comune di Milano e il Mudec colsero l’occasione invitando TVBOY a replicare l’opera durante una performance pubblica in Museo realizzando una serie di opere successivamente vendute, il cui ricavato finanziò il progetto “Un muro che unisce”, in collaborazione con Municipio 6.