La bellissima opera Ragazzo morso da un ramarro, è stata realizzata tra il 1595 e il 1596 circa da Michelangelo Merisi, meglio noto come il Caravaggio. Lo stesso quadro ha però due versioni. La seconda venne realizzata tra il 1595 e il 1600 circa e si trova alla National Gallery di Londra mentre la prima è ubicata presso la Fondazione Longhi a Firenze.
Caravaggio Ragazzo morso da un ramarro
Le versioni. Abbiamo già detto che si hanno due versioni del Ragazzo morso da un ramarro di Caravaggio ma pare che alcuni testi ne documentino addirittura 4 di cui due copie tra le quali è difficile distinguere quale sia l’originale. La versione visibile oggi a Firenze è quella sicuramente più dura sia nella rappresentazione della tensione della mano sia nella smorfia di dolore sul viso.
I moti dell’animo. Nell’opera è evidente anche l’interesse che il pittore aveva in quel periodo per i cosiddetti moti dell’animo tanto descritti e studiati dal grande Leonardo da Vinci. Va sottolineato, però, che a orientare gli artisti nella rappresentazione degli affetti sono più che altro caricature e raffigurazioni del grottesco, tecnica utilizzata da Leonardo da Vinci, dal Caravaggio e più avanti dai Carracci. Nel caso del Ragazzo morso dal ramarro, viene rappresentato l’orrore del giovane che è stato appena attaccato da, appunto un ramarro, spuntato dai fiori e dai frutti.
Le influenze artistiche. A influenzare e, allo stesso tempo, ispirare il Ragazzo morso da un ramarro del Caravaggio vi furono diversi artisti. Primo fra tutti lo schizzo del Fanciullo morso da un gambero realizzato da Sofonisba Anguissola del 1554 che venne spedito a Michelangelo Buonarroti. Questo bozzetto fu la prima rappresentazione artistica di un dolore fisico improvviso Secondo il romanziere Peter Robb, invece, Caravaggio si ispirò alla scultura l’Apollo sauroctono. Anche in quest’opera è infatti presente una lucertola seppur apparentemente innocua.
Ragazzo morso da un ramarro
Descrizione. Il dipinto Ragazzo morso da un ramarro, altro non è che la raffigurazione di un giovane morso da una lucertola sbucata dai fiori e dai frutti tra i quali si era nascosta.
Il soggetto. Non si sa con certezza chi sia il personaggio al quale il Caravaggio si ispirò nella realizzazione del giovane ragazzo. Secondo alcuni studiosi però è probabile che si tratti del collega Mario Minniti che venne già ripreso in diverse opere dell’artista come Bacco, Fanciullo con canestro di Frutta, Buona ventura, Vocazione di San Matteo e Suonatore di liuto.
Il contesto storico. L’opera chiamerebbe il periodo che Michelangelo Merisi trascorso a Palazzo Madama, alla corte del cardinale Francesco Maria del Monte che ama organizzare festini con giovani effemminati intenti a realizzare performance artistiche a metà tra arte e teatro.
Il significato. Il significato del Ragazzo morso da un ramarro dunque simboleggia il piacere e, al tempo stesso, le pene d’amore. Il modello infatti ha tratti effemminati come la rosa tra i capelli o la spalla leggermente scoperta. Tra gli oggetti rappresentati anche la rosa tra i capelli del giovane che simboleggia l’amore – mentre quella nel vaso decaduta simboleggia la morte -, le due ciliegie e il gelsomino bianco richiamerebbero il desiderio. Secondo diversi studiosi il ramarro personifica dapprima il simbolo fallico maschile e, successivamente quello femminile che mordono il dito che diventa a sua volta, una punizione infernale per l’eccesso di libidine.
Ragazzo morso da un ramarro tecnica
La luce. Come si sa, Merisi era un artista noto soprattutto per i suoi chiaroscuri e studiò molto i giochi di luce. In queste prime opere i suoi studi sono certamente ispirati agli studi di Giovanni Paolo Lomazzo ma sono anche merito della passione per lenti, specchi, vetri e in generale per l’ottica che il cardinal Del Monte, era solito condividere col pittore. Nel caso del Ragazzo morso da un ramarro, la luce arriva da una finestra, fuori dalla scena che si riesce a vedere e crea un gioco di riflessi con il vaso e la boccia di cristallo.
La tecnica. Per quanto riguarda la tecnica pittorica utilizzata nel Ragazzo morso da un ramarro, gli studi realizzati dalla Fondazione Longhi di Firenze hanno messo in risalto l’esistenza di una stesura preparatoria bruno-verdastra. Sul volto, invece, sono state stese delle lunghe e ripetute volute del pennello per poter realizzare la giusta gradazione della pelle. Infine, per realizzare l’effetto dei moti dell’animo, degli affetti e, in questo caso del dolore, il pittore si è concentrato sulla tensione della mano, sulle rughe verticali della fronte e sulla lacrima che si intravedere nell’angolo dell’occhio destro.