Il premio Oscar Steve McQueen, artista e film-maker vincitore del Turner Prize, è il protagonista della nuova mostra di Pirelli HangarBicocca.
Dal 31 marzo al 31 luglio 2022 Sunshine State, questo il nome dell’esposizione, raccoglie alcuni dei lavori più importanti della carriera di McQueen e include la nuova installazione video, Sunshine State. Nella sua mente da più di vent’anni, l’opera è stata commissionata dall’International Film Festival Rotterdam (IFFR) 2022 e proposta in anteprima assoluta in Pirelli HangarBicocca.
Curata da Vicente Todolí, la mostra è organizzata in collaborazione con Tate Modern, Londra. Qui nel 2020 ne è stata presentata, infatti, una prima versione a cura di Clara Kim, The Daskalopoulous Senior Curator, International Art e Fiontan Moran, Assistant Curator, International Art.
Steve McQueen, dalla costruzione dell’identità al diritto alla libertà riflettendo sui drammi e le fragilità della condizione umana
Celebrato come uno dei più importanti artisti e film-maker contemporanei, Steve McQueen ha influenzato in maniera decisiva il modo di utilizzare ed esporre il mezzo filmico. L’artista britannico rivolge lo sguardo radicale sulla condizione umana, i suoi drammi e la sua fragilità; cogliendo in modo toccante e provocatorio questioni attuali come la costruzione dell’identità̀, il senso di appartenenza, il diritto alla libertà.
Sunshine State, che occupa lo spazio delle Navate e una delle pareti esterne dell’HangarBicocca, è un’esperienza immersiva nel linguaggio visivo dell’artista. Una ricerca che da sempre persegue l’obiettivo di comprendere e penetrare il reale e il senso più profondo dell’esistenza. Sei opere filmiche e una scultura che rappresentano modelli narrativi liberi e punti di vista inaspettati sulle più ampie e trasversali sfumature dei contesti sociali storici e contemporanei.
Sunshine State, un’esperienza visiva e sonora che immerge il visitatore in una dimensione spazio-temporale inedita
In oltre venticinque anni di carriera Steve McQueen ha realizzato alcune delle opere più significative nel campo delle arti visive; utilizzando il medium filmico come forma scultorea in movimento nello spazio e nel tempo. Nel lavoro dell’artista il linguaggio delle arti visive e del cinema si alimentano e influenzano a vicenda, intersecandosi tematicamente attorno a questioni attuali e urgenti, come quella razziale e post-coloniale. Proprio a partire dall’esperienza e dall’oppressione delle comunità nere e razzializzate, McQueen apre a una riflessione più ampia sull’essere umano e sull’identità. Per arrivare, nei film più sperimentali, a mettere in luce lo stretto legame tra corporalità e soggettività, tra realtà e la sua raffigurazione.
Steve McQueen espande il suo lavoro all’interno degli spazi espositivi, creando un’esperienza visiva e sonora che immerge il visitatore in una dimensione spazio-temporale inedita. Come afferma l’artista: “Non mi interessa influenzare lo spettatore, completamente l’opposto. Sono attirato da una verità… alle volte le cose più terribili avvengono nei luoghi più meravigliosi… Io non posso mettere un filtro alla vita. È questione di non sbattere le palpebre” (estratto da un’intervista con Kirsty Young, Desert Island Discs, BBC Radio 4, 2014).
In questo modo McQueen riflette anche sull’aspetto materiale e fisico dell’immagine in movimento, interrogandosi su come il medium filmico possa plasmare l’ambiente circostante e lo sguardo dello spettatore, ed esserne a sua volta modificato.