Le Ninfee di Monet: tutto quello che c’è da sapere sul ciclo pittorico

In copertina: Claude Monet, Public domain, via Wikimedia Commons

Claude Monet, vissuto dal 1840 al 1926, è uno dei padri fondatori dell’impressionismo, nonché l’autore più coerente e prolifico di questo movimento. I suoi lavori si distinguono per la rappresentazione della sua immediata percezione dei soggetti, in modo particolare per quanto riguarda la paesaggistica e la pittura en plein air. Per Monet, infatti, la pittura non deve rendere quello che è davanti agli occhi, ma ciò che è nella retina del pittore. Egli, dunque, mira con le sue opere a separare l’immagine, come fatto interiore, dall’esteriorità e oggettività della cosa. Tra le sue opere più famose, spiccano le Ninfee, un ciclo di circa 250 dipinti realizzati tra il 1897 e il 1926.

Il motivo di un così ampio lavoro su di un medesimo soggetto è dato dalla volontà di Monet di cogliere l’impressione dell’attimo. Egli sfruttò così la modalità del “dipingere in serie” le ninfee proprio per poter studiare al meglio quel soggetto preciso, osservando di volta in volta che cosa cambiasse rispetto al dipinto precedente e come mutassero i colori dalla sera alla mattina, dall’alba al tramonto, dall’inverno all’estate. Egli riuscì così a cogliere quel mutare della natura nei suoi particolari che tanto lo ha affascinato e ha caratterizzato la sua intera produzione artistica.

Oggi si può tranquillamente affermare che le Ninfee di Monet sono tra i dipinti più celebri e studiati al mondo. Ancora oggi le variazioni catturate dal pittore non mancano di affascinare e sedurre spettatori provenienti da ogni parte del mondo. C’è un qualcosa di realmente magico nelle Ninfee di Monet, capaci di evocare emozioni, sensazioni, ricordi e molto altro semplicemente grazie al loro essere il frutto di una visione soggettiva. Per scoprirne di più, proseguendo qui nella lettura si potranno ritrovare informazioni relative alle Ninfee originali, alla tecnica e alla loro analisi e, infine, ai luoghi in cui sono tenute e dove è possibile osservarle da vicino.

Le originali Ninfee di Monet

Nel 1883 Monet si trasferì in una piccola casa colonica presso Giverny, a poca distanza da Parigi. In questo piacevole villaggio il pittore ebbe l’opportunità di coronare il suo sogno acquatico, ed intraprese l’allestimento di un giardino con emerocalle, iris sbircia, iris di Virginia, agapanti, bulbi, alberi di salice e molte altre piante. Qui egli trovò dunque il proprio paradiso terrestre dove dipingere sino alla fine dei suoi giorni. L’oggetto di maggior interesse per lui furono proprio le ninfee, piante in grado di generare cangianti effetti di luce e di colore. Monet poté dunque in questo contesto dar vita al primo ciclo di dipinti sulle ninfee, poi esposte nel maggio del 1909 in una mostra tenutasi presso la Galleria Durand-Ruel con il titolo Ninfee, paesaggi d’acqua.

Questa prima parte dell’imponente ciclo fece ottenere a Monet l’ammirazione di numerosi artisti e intellettuali del suo tempo. Nonostante le lodi ricevute, il pittore si riteneva insoddisfatto dal risultato, cosa che lo spinse a dar vita ad ulteriori esemplari di opere dedeicate a questo soggetto. Monet, infatti, vedeva nelle originali ninfee dipinte solo una parte di quanto i suoi occhi avevano potuto sperimentare nell’arco dei giorni davanti a quello spettacolo. La sua ambizione, dunque, lo portò a realizzare numerosi altri dipinti di questo tipo, fino al termine della sua vita. Così facendo, egli diede vita ad una variegata gamma di possibilità di luce, colori, composizione e stili sullo stesso soggetto.

Ninfee Monet dove sono
Claude Monet, Public domain, via Wikimedia Commons – Ninfee, 1917-1919, Honolulu Academy of Arts

 

Le Ninfee di Monet: analisi e significato delle opere

A colpire in particolare delle Ninfee, oltre alla varietà con cui tale soggetto viene ritratto, vi è anche il fatto che per esse Monet ha ormai abbandonato ogni costrizione della forma, ogni limitazione della composizione e dei doveri descrittivi della scena. Sono le ninfee a ricoprire interamente lo spazio pittorico, il cielo scompare e lo sguardo si inabissa in uno spazio che, in quanto privo di punti di riferimento sicuri, appare infinito, abissale, senza né inizio né fine, e al contempo astratto, in quanto svincolato da un rapporto riconoscibile con la realtà oggettiva. Lo sforzo cerebrale che l’osservatore deve spesso compiere per discernere le piante dai vari riflessi fissati sull’acqua è assolutamente notevole.

Questo mutamento stilistico è osservabile anche su un piano più strettamente cromatico. Il colore, rispetto al passato, è depositato sulla tela per mezzo di pennellate lunghe, filamentose, quasi sinuose. Queste opere che presentano impressioni allo stato puro, depurate come sono da intenti narrativi, consentono al pittore di scegliere intonazioni cromatiche precise a seconda del suo preciso modo di sentire. Con il passare degli anni, invece, i confini tra forma e colore iniziarono a farsi sempre più sfumati, fino a quando la superficie pittorica diventa puro cromatismo astratto, con le pennellate dense e corpose che arrivano a disintegrare del tutto ogni residuo figurativo.

Le Ninfee rappresentano una tappa fondamentale nell’arco della produzione artistica di Monet, poiché sintetizzano l’evoluzione finale non solo dello stile dell’artista, ma dell’intera corrente pittorica impressionista nella quale egli si inserisce. Egli non cerca di fermare il tempo nel dipingere le sue ninfee, al contrario egli punta a rappresentare il tempo nel suo trascorrere, la vita nel suo evolversi fino alla morte. Le ninfee rappresentano dunque la conclusione di un viaggio lungo quanto la vita stessa del pittore. Sono la ricerca di qualcosa che va oltre la semplice rappresentazione del mondo apparente e che mirano a raccontare il passaggio del tempo e il mutare della natura.

Le Ninfee di Monet: dove sono

La maggior parte delle Ninfee di Monet si trovano al Museo dell’Orangerie, il quale si trova nel cuore di Parigi ed è un museo di pittura impressionista e post-impressionista. Questo è famoso proprio per il suo contenere le monumentali tele dell’artista, appese l’una accanto all’altra e che ricoprono interamente le pareti dei due spazi espositivi, formando globalmente un unico dipinto che circolarmente ritorna su sé stesso, in una continuità pittorica che consente all’osservatore di lasciarsi rapire dagli splendenti oceani delle ninfee e di prendere parte a uno spettacolo liberamente interpretabile, dove ognuno può trovarvi quel che vuole.

Data la vastità di questo ciclo pittorico, molte delle Ninfee di Monet si trovano però sparse in tutto il mondo. Se ne possono infatti trovare esemplari nei musei di Chichu Art Museum, a Naoshima, in Giappone come alla National Gallery di Londra. Ve ne sono però anche al Metropolitan Museum of Art di New York, al Musée Marmottan Monet a Parigi e alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Vederle tutte non è dunque facile, ma anche solo uno dei dipinti di questo ciclo è in grado di trasmettere la grandezza dell’opera di Monet e della sua visione artistica.