Dal 18 settembre al 18 dicembre 2022 la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati presenta Chi è che ride, una mostra personale dell’artista italiano Pietro Roccasalva.
La mostra, la prima dedicata all’artista da un’istituzione svizzera, nasce con l’idea di presentare e ricostruire alcuni nuclei fondamentali della sua produzione attraverso un progetto che mette insieme circa 50 opere, dalla fine degli anni Novanta ad oggi, tra nuove produzioni, lavori inediti provenienti dallo studio dell’artista e altri da prestigiose collezioni pubbliche e private.
Il lavoro di Pietro Roccasalva ha a che fare con la pittura come campo di azione specifico, anche quando contempla l’utilizzo di altri media che sono sempre parte integrante del processo che precede e segue la realizzazione di un’immagine pittorica. La ricerca formale e concettuale che l’artista ha portato avanti negli ultimi vent’anni, si muove infatti all’interno di un campo d’indagine ampio in cui la pratica pittorica incrocia altri mezzi espressivi come scultura, fotografia, video e performance, all’insegna di una contaminazione linguistica che ha però sempre il suo punto di partenza e di arrivo nella pittura. Attraverso una pluralità di riferimenti che spaziano dal quotidiano alla storia dell’arte, dal cinema, la letteratura e la filosofia alla cultura digitale e mediatica, Roccasalva ha elaborato un vasto repertorio iconografico fatto di personaggi, oggetti, architetture e un vocabolario molto personale in cui le tecniche e i generi pittorici più tradizionali incontrano le più recenti pratiche digitali.
Ad aprire il percorso espositivo è un’insegna al neon Chi è che ride (2022) che, oltre a dare il titolo alla mostra, fa da introduzione all’intero progetto perché racchiude il senso di tutta la ricerca dell’artista: una riflessione sulla crisi del Soggetto, e dunque dell’identità, dell’immagine e della forma.
Alle spalle della grande insegna al neon, la prima sala mette insieme per la prima volta un gruppo significativo di opere pittoriche tratte da Just Married Machine #1, il tableau vivant del 2012 con una coppia di sposi all’interno di un paesaggio affollato di oggetti ideati e realizzati per l’occasione. In mostra la restituzione pittorica di questo soggetto passa attraverso diversi momenti che ne raccontano la genesi e l’evoluzione, a partire dagli studi su carta nascosti sul retro delle moleskine di Rear Window (2016) fino alle grandi tele che ritraggono la coppia, Study from Just Married Machine (2018; 2019; 2022), e ai piccoli dipinti in bianco e nero della serie Hetalvó (2018).
Il personaggio della sposa diventa anche protagonista di un’intera sala che mette insieme una selezione di trenta disegni inediti e una serie di dipinti recenti intitolati La Sposa Occidentale (2021), mentre l’incontro tra maschile e femminile, animato e inanimato ritorna in The Argon Welder (2019), un ciclo che tematizza il gesto artistico e il suo potere di sublimare l’ordinario cambiando la sostanza delle cose. Non mancano dipinti dedicati ai personaggi forse più noti del repertorio dell’artista: l’ascensorista di The Skeleton Key (2007; 2015) e il cameriere de Il Traviatore (2012; 2014). Queste opere raccontano l’evoluzione stilistica che si accompagna al susseguirsi delle variazioni iconografiche, oltre che la versatilità tecnica di Roccasalva che usa indifferentemente la pittura a olio o ad acrilico, così come il carboncino o il pastello morbido non fissato.
Dalle scene affollate di oggetti e figure della prima sala, si arriva nell’ultima a una serie di dipinti apparentemente monocromi, che sono allo stesso tempo imprimiture – il primo strato di un nuovo dipinto – e d’après di celebri quadri futuristi che l’artista ha realizzato mescolando tutti i pigmenti delle opere originali. Roccasalva immagina i futuristi nel loro slancio verso il progresso fondersi come degli Icaro per essersi avvicinati troppo al sole. Quello del sole è un motivo centrale nell’universo visionario dell’artista: Giocondità, una cattedrale con al posto della cupola uno spremiagrumi che ruota con la luce del giorno, ne visualizza l’entropia e la graduale morte. In mostra una sequenza di sei dipinti ritrae questa architettura da diversi punti di vista e in vari momenti della giornata, dall’alba al tramonto. A chiudere il percorso espositivo è Fanfaro (2014): un fanciullo che gioca a mordere la coda di un varano mentre l’animale tiene tra gli artigli un arancino, elemento che ricorre nel lavoro dell’artista come immagine del sole morto. La scultura sembra il rovesciamento del “Ragazzo morso da un ramarro” di Caravaggio ma evoca tanto altro, per esempio il Putto sopra un Drago di Bernini, il drago cinese con la sfera fiammeggiante, e anche il fanciullo-faro di cui parla Duchamp negli appunti su Il grande vetro.
Nel ricostruire diverse fasi della produzione di Roccasalva, la mostra sottolinea i legami e i continui rimandi tra temi, iconografie, tecniche e linguaggi, restituendo la complessità di un percorso che è simile a un viaggio in un “mondo intermedio” affollato di visioni tra le quali l’artista si fa spazio con ogni mezzo a disposizione, primo fra tutti la pittura.
Catalogo
La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue, edito da Mousse Publishing, Milano, che include una esaustiva documentazione fotografica della stessa e testi critici degli storici dell’arte Ara H. Merjian, Professor alla New York University e Flavia Frigeri, Curatore alla National Portrait Gallery di Londra. Il saggio di Ara H. Merjian ripercorre la produzione di Roccasalva attraverso un confronto con la storia dell’arte del Novecento, mentre Flavia Frigeri offre una lettura del lavoro attraverso il prisma dello slippage, temporale, spaziale e narrativo.
Pietro Roccasalva
Pietro Roccasalva (1970, vive e lavora a Milano) ha esposto con mostre personali presso diverse istituzioni tra cui: Fürstenberg Contemporary, Donauschingen (2019); The Power Station, Dallas (2016); the Kölnischer Kunstverein, Colonia (2014); Le Magasin, Grenoble (2013); GAMeC, Bergamo (2007); Fondazione Querini Stampalia, Venezia (2006). Ha partecipato a importanti manifestazioni espositive internazionali, come la Biennale di Venezia (2009) e Manifesta (2008), e il suo lavoro è stato incluso in mostre collettive presso istituzioni come Walker Art Center, Minneapolis; David Roberts Art Foundation, Londra; Centre for Contemporary Art, Varsavia; MoMA PS1, New York; Bonniers Konsthall, Stoccolma; Museum of Contemporary Art, Chicago; MAXXI, Roma; Kadist Art Foundation, Parigi; S.M.A.K., Gent.
Collezione Giancarlo e Danna Olgiati
La Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, aperta al pubblico nello spazio espositivo adiacente al centro culturale LAC, espone oltre duecento opere di grande rilievo artistico selezionate con modalità differenti a seconda degli allestimenti. La Collezione, tra le più significative per quanto riguarda l’arte italiana dal primo Novecento ad oggi, i Nouveaux Réalistes e l’arte contemporanea internazionale, viene riproposta due volte l’anno con allestimenti sempre diversi alternati a mostre temporanee dedicate ad approfondimenti dell’opera di artisti già inclusi in Collezione. Giancarlo e Danna Olgiati ritengono che la città di Lugano, con il MASI, possa diventare naturale erede della Collezione; perciò dal 2012 la Collezione viene concessa in usufrutto alla città di Lugano e, nel 2018, i due Collezionisti donano settantasei opere al MASI, consolidando il rapporto con il Museo della città ed in linea con la tradizione museale elvetica che lega da sempre istituzione pubblica a collezionismo privato.