Mercoledì 7 settembre 2022 la Fondazione Luigi Rovati ha aperto il Museo d’arte: due piani espositivi, più di 250 opere che portano il visitatore dal mondo dell’arte etrusca a quello dell’arte contemporanea. Con l’apertura dell’intero progetto, dopo l’intervento di restauro, ampliamento e riqualificazione del palazzo sviluppato dallo studio MCA – Mario Cucinella Architects, fondato e diretto da Mario Cucinella, si conclude il processo di avvicinamento graduale verso il pubblico della Fondazione Luigi Rovati.
Nel Piano Ipogeo, l’architettura in pietra ospita una parte del percorso. Il visitatore è accolto da una grande urna cineraria in travertino e si muove all’interno delle cupole tra le teche triangolari in cristallo che espongono i grandi vasi, gli ex voto, le antefisse, i piccoli bronzi etruschi accanto a opere contemporanee di William Kentridge, Lucio Fontana e Arturo Martini.
Dalle cupole alla grande sala ellissoidale i reperti esposti parlano della vita quotidiana degli Etruschi, la casa, la bottega, il mare. Un vaso di Picasso ripropone l’immagine del banchetto etrusco.
In uno spazio appartato si sviluppa la sezione Cercare il bello: piccoli cubi di cristallo racchiudono gioielli, monili etruschi e oggetti preziosi, come la testina di donna in bronzo dorato di Alberto Giacometti. Al centro, la teca più grande accoglie il simbolo del museo, il Guerriero Cernuschi, un raffinato ed espressivo bronzo votivo etrusco. La sezione dedicata alla scrittura espone urne cinerarie volterrane e chiusine e piccole ceramiche che grazie a nuove tecnologie rivelano il significato delle inscrizioni.
La Children’s room, dedicata ai laboratori didattici dei bambini, svela attraverso una grande vetrata l’architettura di sostegno delle cupole. In una piccola sala, video-animazioni proiettate sulle pietre narrano episodi della storia degli Etruschi.
Dal Piano Ipogeo la visita prosegue al primo piano, il Piano Nobile. Dalle boiserie alle porte dorate, dai pavimenti ai camini in marmo, fino alle alte specchiere settecentesche del corridoio, tutti gli ambienti progettati da Filippo Perego sono stati recuperati, restaurati e ridisegnati creando uno spazio espositivo d’avanguardia. Lo studio approfondito degli impatti cromatici e dei dettagli favorisce il dialogo fra archeologia e arte contemporanea e offre al visitatore stimoli ed emozioni visive e concettuali.
La tela The Etruscan Scene: Female Ritual Dance (1985) di Andy Warhol, le polaroid della serie Etruschi (1984) di Paolo Gioli, i disegni e gli acquarelli di Augusto Guido Gatti (1863-1947), testimonianze delle pitture rinvenute nelle tombe di Tarquinia: queste alcune delle opere che si integrano con la serialità dei buccheri etruschi racchiusi nelle vetrine.
Il percorso prosegue nelle altre sale, dove artisti contemporanei – Luigi Ontani, Giulio Paolini, Francesco Simeti, Marianna Kennedy – concepiscono opere che abitano spazi popolati da sculture e reperti etruschi. A questo insieme si affiancano significativi prestiti come l’ampia collezione di asce, fibule, strumenti da lavoro del “Ripostiglio di San Francesco”, proveniente dal Museo Civico Archeologico di Bologna, la grande tela di Giorgio de Chirico Le Cheval d’Agamèmnon, (1929) dalla Collezione Giuseppe Merlini (Busto Arsizio, Varese), e all’ingresso la Lanterne à quatre lumières (1983) di Diego Giacometti, commissionata all’artista dalla collezionista e filantropa americana Rachel Lambert (Bunny) Mellon.
“Le diverse componenti dell’allestimento hanno l’obiettivo di creare un continuum narrativo nel dialogo per opposizioni o contiguità fra antico e contemporaneo, dal Piano Ipogeo al Piano Nobile” – spiega Giovanna Forlanelli, presidente della Fondazione – “e di dare quindi specifiche sollecitazioni al visitatore che, come esperienza emozionale oltre ai reperti e alle opere, visita anche gli spazi architettonici; anch’essi, come i reperti e le opere, nella continua variazione di forme, luce e colori, non sono contenitori ma parti dell’esperienza della visita”.
“Le collezioni d’arte etrusca e contemporanea visibili dal 7 settembre sono il cuore e la porta d’accesso della Fondazione Luigi Rovati, ma non ne esauriscono gli scopi.” – continua Salvatore Settis, coordinatore del Comitato Scientifico della Fondazione – “Ne fanno parte anche lo stretto legame con la città e le sue istituzioni, l’offerta di nuovi spazi di dialogo multidisciplinare, la centralità di idee e attività legate all’utilità sociale. Una progettualità culturale che intende dispiegare in ogni caso lo stesso livello di qualità e d’impegno che le opere in mostra rendono a tutti evidente”.
Gli spazi del percorso espositivo sono progettati per dare alle mostre temporanee una piattaforma di riferimento integrata e ben definita che permetta al pubblico di trovare ogni volta una rinnovata esperienza di visita. In particolare, al primo piano lo Spazio Bianco e nel giardino il Padiglione sono dedicati ai progetti temporanei.
La Fondazione sviluppa in parallelo e per integrazione con le attività espositive quelle di ricerca e studio. In questo quadro sono stati progettati servizi e spazi: fra questi, oltre alla sala studio posta al secondo piano (dove è possibile consultare i volumi in prestito della Biblioteca della Fondazione che ha sede a Monza), il secondo piano interrato accoglie l’intera Collezione di studio della Fondazione. Un piano riservato esclusivamente a esperti e ricercatori che, in occasioni “speciali”, potrà essere aperto al pubblico.
La Fondazione promuove l’accesso alla conoscenza superando barriere fisiche, culturali e sociali, collaborando con professionisti e associazioni ed enti no profit per lo sviluppo di percorsi e strumenti che facilitino l’accesso agli spazi e il rapporto con le opere. Dall’autunno sarà gratuitamente a disposizione dei visitatori con disabilità intellettiva la guida facilitata di Museo per Tutti, progetto ideato e realizzato dall’Associazione L’abilità onlus in collaborazione con Fondazione De Agostini. Museo per tutti nasce con la finalità di rendere fruibili l’arte e la cultura, soprattutto alle persone che attraverso le loro fragilità possono riuscire a vivere emozioni e a comprendere le opere d’arte grazie a percorsi e linguaggi elaborati in modo specifico. Per i visitatori ipovedenti sarà a disposizione il Percorso accessibile alle persone con disabilità visiva (ciechi e ipovedenti) progettato con l’Istituto dei Ciechi di Milano, con riproduzioni 3D di una serie di reperti e una guida in braille.
“Il museo è un luogo di ricerca, sperimentazione e conoscenza e risponde ai principi di utilità sociale che guidano tutte le attività della Fondazione. Per questo il museo si apre nel mese di settembre gratuitamente al pubblico, senza inaugurazioni formali” conclude Giovanna Forlanelli.
Partner
Fidim srl, Holding di partecipazione e società Benefit, partecipa attivamente e consapevolmente al progetto della Fondazione, aderendo alla propria missione di creare un valore condiviso per tutti i portatori d’interesse, in particolare attraverso la promozione e il sostegno alla diffusione della cultura.
Condividendo gli obiettivi di basso impatto energetico e ambientale della Fondazione, iGuzzini, azienda leader nelle soluzioni illuminotecniche, progetta e realizza l’illuminazione Full led del palazzo, ed E.ON, tra i principali operatori energetici impegnato nell’offerta di soluzioni innovative ed efficienti, fornisce alla Fondazione energia proveniente da fonti rinnovabili.