Palazzo Pallavicini ospita a Bologna una grande esposizione interamente dedicata a Giorgio de Chirico, padre della pittura metafisica. De Chirico e l’oltre. Dalla stagione barocca alla neometafisica (1938-1978), questo il titolo, raccoglie un prestigioso corpus di opere del pittore tra i più influenti e riconosciuti del Novecento italiano.
Cura di Elena Pontiggia e Francesca Bogliolo, la mostra aperta al pubblico fino al 12 marzo 2023, è prodotta e organizzata da Pallavicini Srl di Chiara Campagnoli, Deborah Petroni e Rubens Fogacci in collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico.ù
La mostra, patrocinata dalla Regione Emilia-Romagna, comprende oltre settanta opere provenienti dalla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico di Roma; e ricostruisce due importanti momenti della pittura dechirichiana: la stagione barocca e la stagione neometafisica.
La stagione Barocca di Giorgio de Chirico. Un naturalismo apparente che svela una “natura metafisica” che non esiste in natura
La prima si sviluppa dal 1938 al 1968, quando de Chirico (che nel 1939 lascia Parigi e torna in Italia, dividendosi fra Milano e Firenze, prima di trasferirsi definitivamente a Roma) si ispira a Rubens e ai grandi maestri del calibro di Dürer, Raffaello e Delacroix. Le sue opere, che non sono realiste, vogliono creare un mondo ideale e irreale, una finzione più vera del vero. “Noi amiamo il non vero”, e ancora “la realtà non può esistere nella pittura perché in generale non esiste sulla terra”, scrive lo stesso de Chirico. Le opere barocche dietro il loro apparente naturalismo sono ancora meta-fisiche (lett. “al di là della natura”); rappresentano una metafisica della natura, ovvero, una natura che in natura non esiste.
In mostra sono presenti una serie di importanti autoritratti, come il famoso Autoritratto nudo del 1945 e l’emblematico Autoritratto nel parco con costume del Seicento del 1956. Qui l’artista indossa abiti antichi e si misura con i maestri del passato, dichiara la sua distanza dalla modernità e rifiuta i dogmi del Novecento, rivelandosi come primo artista post-moderno.
Neometafisica. Una pittura fondata sul disegno e sulla costruzione nitida delle forme
Il percorso espositivo continua poi con la stagione neometafisica, relativa al decennio 1968-78. Qui de Chirico ritorna a dipingere gli emblematici manichini, le Piazze d’Italia e altri enigmi, con nuove elaborazioni e invenzioni. È evidente un mutamento di motivi e di significato rispetto alla visione nichilista degli anni Dieci.
Reinterpreta con ironia e in forme più serene i temi del passato che si arricchiscono di colori più accesi, di un’accentuata ironia e di toni giocosi, anche se non manca qualche malinconia. Alla pittura pastosa della stagione “barocca”, sostituisce una pittura fondata sul disegno e sulla costruzione nitida delle forme. La mostra documenta questa stagione ultima dell’artista con alcuni capolavori come Ettore e Andromaca, 1970; Il sole sul cavalletto, 1973; I bagni misteriosi, 1974; Le muse inquietanti, 1974; Visione metafisica di New York, 1975.