Fino al 26 novembre 2022 lo Spazio b5 di Bologna ospita la mostra Impermanenze; una raccolta di opere inedite di Simona Ragazzi e Raffaele Mazzamurro, a cura di Emanuela Agnoli.
Un’esposizione che racconta, attraverso una selezione di oltre 20 lavori le tante sembianze dell’Io, con le sue continue metamorfosi. Un’indagine retrospettiva ricca di emozioni sulla continua trasformazione dell’essere umano e della natura, fatta di relazioni, di attese e silenzi, di equilibri precari.
Impermanenze, le tante sembianze dell’Io, con le sue continue metamorfosi
L’approccio utilizzato dai due artisti è visibilmente differente: da un lato la Ragazzi propone un’arte figurativa, dall’altra Mazzamurro risulta essere più informale. I due diversi linguaggi artistici hanno, però, molteplici similitudini intellettuali ed espressive che generano un’interessante intesa mentale, che induce a riflessioni uniche e intime.
L’artista bolognese Simona Ragazzi in Impermanenze approfondisce il tema dello scorrere del tempo e del cambiamento attraverso lavori scultorei in argilla e terracotta smaltata, fotografie e installazioni: al centro del suo lavoro figurativo ci sono gli esseri umani, uniti e accomunati da un perenne stato di evoluzione tra sentimenti e ricordi.
Raffaele Mazzamurro – scultore e pittore bolognese – sceglie un linguaggio materico caratterizzato dai toni forti e drammatici. Nella sua arte Mazzamurro assembla listelli di legno di abete con colla e chiodi per poi bruciarli. Un percorso denso di significati: la cenere simboleggia la caducità e la morte, mentre il fuoco rappresenta la forza creatrice capace di trasformare e rigenerare la materia.
Impermanenze vuole essere una via di fuga, uno spazio libero, dove l’atto della creazione di un’opera d’arte rappresenta la libertà, quell’innato desiderio di elevazione al quale l’essere umano aspira per tutta l’esistenza.