Prende il nome dalla serie di dipinti dell’artista svizzero Thomas Huber (Zurigo, 1955) la mostra “Lago Maggiore”, che presenta al pubblico settanta opere tra grandi tele ad olio e acquerelli. Celebre per i suoi dipinti di architetture quasi irreali, ricche di mise en abyme e per il suo mondo interiore onirico, Thomas Huber, che vive da tempo a Berlino, da qualche anno ha sentito il bisogno di tornare tra i paesaggi della sua giovinezza, prendendo casa sul confine italo svizzero vicino a Cannobio.
L’impagabile vista sul lago ha ispirato così le vedute in mostra. Come un diario visivo, i dipinti raccontano le variazioni potenzialmente infinite di uno stesso paesaggio, in cui monti, acqua, cielo e luce sono attraversati dal ritmo naturale delle stagioni e del trascorrere del giorno. Sono quindi opere omaggio alla bellezza e alla semplicità del paesaggio quelle della serie “Lago Maggiore” che segna un nuovo, importante tassello nella ricerca dell’artista: pur mantenendo i colori vivaci e le forme ben definite tipiche della sua produzione, i grandi oli su tela esposti al MASI rompono, infatti, con il suo mondo pittorico precedente. Gli spazi costruiti e le architetture irreali lasciano posto alla potenza immaginaria e inafferrabile del lago, catturato in un momento e in un luogo specifici. In questo senso, molti dipinti portano il titolo del giorno di creazione e rivelano l’approccio quasi scientifico dell’artista. Ne nasce così un’indagine che si inserisce tra gli esempi illustri della storia dell’arte che hanno dato vita a cicli specifici, come Claude Monet, Paul Cézanne o Ferdinand Hodler.
Il percorso espositivo, elaborato in stretta collaborazione con l’artista, si apre, programmaticamente, con il dipinto Heimkehr (ritorno a casa), momento di snodo, in cui “vecchio e nuovo, interno ed esterno, distanza e vicinanza vengono riorganizzati”, come sottolinea Barbara Alms nel suo saggio nel catalogo della mostra. Il dipinto – denso di riferimenti simbolici cari all’artista, come l’elemento dell’acqua e della barca – riporta un paesaggio ancora controllato e “addomesticato” dall’architettura. Al contempo, esso si apre verso quello che sarà il motivo centrale e il protagonista assoluto della nuova serie, il Lago Maggiore.
Le pareti espositive del museo sono attraversate da un’ampia fascia cromatica che rievoca i colori lacustri. Il pubblico è condotto così in una passeggiata immersiva tra le vedute del lago, in cui anche il formato allungato delle tele, in alcuni casi quasi panoramico, rende l’essenza del paesaggio fisicamente tangibile.
Rimandi, equilibri e nessi visivi scandiscono le diverse vedute dello specchio d’acqua, immortalato in forme e colori chiari. Un ritmo rigoroso orienta la struttura delle composizioni, in cui l’artista guida lo sguardo verso punti di fuga laterali, tra lo sfalsamento delle catene montuose. Nelle forme nette e nelle superfici lisce e impeccabili, freddezza ed equilibrio rimangono elementi decisivi. Nessuna costruzione o presenza umana “sporca” i paesaggi di Huber, in cui nemmeno la pennellata dell’artista si rivela all’occhio. Eppure, lo specchio d’acqua del lago vibra di luce scintillante e riflessi delicati. Le stesse atmosfere dei dipinti si ritrovano nel corpus di acquerelli leggeri e luminosi a cui è dedicata una “stanza nella stanza”, uno spazio più intimo all’interno della grande sala in cui è ospitata la mostra.
“Un’ossessione, una devozione e una passione”: così descrive l’artista questa nuova serie, in cui la ciclicità, la ripetizione e la variazione, mostrano le possibilità illimitate della pittura.La mostra è stata ideata da Thomas Huber e coordinata e organizzata da Ludovica Introini. Per l’occasione verrà presentato un catalogo trilingue in italiano, tedesco e francese con testi di Barbara Alms e Thomas Huber, pubblicato da DISTANZ.