Pablo Picasso non considerava come ‘primitiva’ l’arte che lo ispirava, che muoveva la sua mente creativa in un desiderio inarrestabile di aprire nuove strade, non vedeva un ‘prima’ e un ‘dopo’ nell’arte, non c’era un’arte “altra”, “diversa”: Picasso la concepiva come un Tutto senza tempo.
“Non c’è né passato né futuro nell’arte. – amava sottolineare – Se un’opera d’arte non può vivere sempre nel presente, non ha significato”.
L’artista mostrò sempre un profondo rispetto per le manifestazioni artistiche di altre culture e di altri tempi e seppe, più di ogni artista della sua generazione, comprenderle e reinventarle con il nobile scopo di dare un impulso e un nuovo percorso di esplorazione all’arte universale.
Con la mostra Picasso. La metamorfosi della figura, il MUDEC propone al pubblico di leggere la ricchissima produzione di Picasso alla luce del suo amore per le fonti artistiche primigenie, per l’arte primitiva. Raccontando questa costante rielaborazione intellettuale e l’eredità artistica della sua visione attraverso un grande progetto espositivo, appositamente pensato per essere ospitato nel cuore del Museo che racconta le culture del mondo e la loro reciproca e costante influenza.
40 opere di Pablo Picasso, da importanti prestiti internazionali, ripercorrono lo stretto legame tra il grande artista spagnolo e l’arte primitiva
Dal 22 febbraio al 30 giugno l’esposizione, curata da Malén Gual, conservatrice onoraria del Museo Picasso di Barcellona insieme a Ricardo Ostalé porta al MUDEC di Milano oltre quaranta opere del maestro spagnolo. Dipinti e sculture insieme a 26 disegni e bozzetti di studi preparatori, del preziosissimo Quaderno n. 7; prezioso reperto concesso per la mostra dalla Fondazione Pablo Ruiz Picasso – Museo Casa Natal di Malaga.
Fondamentale per questa mostra, infatti, è l’accompagnamento in questo percorso assolutamente peculiare e inedito di tutti i principali musei spagnoli che possiedono le più importanti collezioni di Picasso in quella che fu sempre la sua patria, la Spagna: in primis la Casa Natal di Malaga, ma anche il Museo Picasso di Barcellona e il Museo Reina Sofia di Madrid, oltre a numerosi collezionisti privati.
Insieme all’apporto dell’Administration Picasso – presieduta dalla figlia Paloma Ruiz-Picasso – e degli eredi, che hanno creduto nel progetto espositivo di 24 ORE Cultura confermando importanti prestiti, la mostra Picasso. La metamorfosi della figura chiude dunque idealmente un lungo 2023 di celebrazioni del 50° anniversario della morte del pittore con una mostra che è fortemente e volutamente spagnola nell’identità del progetto, ma ‘universale’ nel cuore della visione artistica che di Picasso propone al pubblico
Picasso. La metamorfosi della figura
È importante far conoscere al pubblico come l’artista abbia colto l’essenza e il significato di fonti artistiche “altre” e le abbia assimilate nella sua produzione per tutta la vita. Col ritorno al “primitivismo”, intorno al 1925, l’artista trae gli strumenti del linguaggio plastico da esempi africani, ma anche da esempi neolitici e proto-iberici (della Spagna preromana), prende spunto dall’arte oceanica, dall’antica arte egizia e da quella della Grecia classica (vasi a figure nere). Picasso inventa trasposizioni, rimodella figure dai volumi sproporzionati, in una costante METAMORFOSI delle figure che spesso hanno una forte connotazione erotica, e che governeranno l’evoluzione della sua pittura e della sua scultura, soprattutto nei momenti di crisi personale o sociale.
Il progetto è anche l’occasione per rivedere ospitata al Mudec, dopo anni, la Femme nue del Museo del Novecento di Milano, meraviglioso dipinto che fu fondamentale preludio al capolavoro picassiano Les Demoiselles d’Avignon, in dialogo con magnifici dipinti di maschere.
In un gioco di specchi e rimandi che dal più remoto passato guarda al contemporaneo, la selezione della produzione del Maestro spagnolo presentata in mostra è in dialogo con un corpus di fonti antiche e reperti archeologici ed etnografici. La mostra, dunque, guarda al primitivo per spiegare come l’opera di Picasso abbia affondato le sue radici nel passato, ma guarda anche al presente per fornire una chiave di lettura della evoluzione della pittura contemporanea e delle nuove generazioni di artisti africani che si sono trovati a confrontarsi con il genio spagnolo, e ne hanno assorbito/rifiutato – sicuramente rielaborato – il suo linguaggio e la sua visione.