Il MACRO – Museo di Arte Contemporanea di Roma dedica una retrospettiva alla pittrice statunitense Marcia Hafif raccontando il suo rapporto con Roma, e con la sua comunità artistica, attraverso opere realizzate durante il suo lungo soggiorno nella città.
Dal 30 maggio al 25 agosto, Marcia Hafif 1961-1969 presenta opere su tela e su vinile, realizzate tra il 1964 e il 1968 e caratterizzate da uno stile che Hafif ha definito come “pop-minimale”. Qui pattern geometrici lasciano progressivamente spazio alle hill shapes, le forme collinari tra le più rappresentative del periodo romano dell’artista.
A completare il percorso espositivo quattro serie di fotografie in bianco e nero – tra cui Roman Shopkeeper (1968), Italian Party (1968) e Roman Windows (1969) esposte per la prima volta – che offrono uno sguardo inedito sulla ricerca fotografica di Marcia Hafif, iniziata a Roma grazie all’aiuto dell’amico Tony Vaccaro.
Il fascino per i colori e le forme di Roma nelle composizioni atratte e dichiaratamente naïve di Marcia Hafif
Marcia Hafif giunge in Italia nel 1961 tramite un viaggio di ricerca a Firenze, per poi arrivare a Roma dove rimane fino al 1969. Grazie a un approccio dichiaratamente naïve sia nei confronti della città che della sua tradizione storico artistica, Hafif riesce a emanciparsi da alcune delle influenze e costrizioni che aveva avvertito in California, proseguendo con rinnovata libertà la sua ricerca pittorica astratta – o meglio “concreta”, termine con cui era solita riferirsi al proprio lavoro.
Si stabilisce in Via del Babuino e frequenta il Caffè Rosati, integrandosi in poco tempo nella comunità artistica e stringendo rapporti di amicizia con Pietro Consagra, Tano Festa, Franco Angeli, Francesco Lo Savio, Toti Scialoja e soprattutto con Carla Accardi. Nel 1964 inaugura la sua prima personale alla Galleria La Salita di Gian Tomaso Liverani.
«Ogni giorno visitavo le chiese o semplicemente camminavo per la città, cogliendo immagini da ogni parte» afferma Marcia Hafif che rimane affascinata dalle cromìe e dalle forme della segnaletica stradale e dei cartelloni pubblicitari, oltre che dai marmi intarsiati delle chiese che richiamavano alcune delle geometrie già apparse nelle sue pitture californiane. Acquista colori a smalto e pitture murali nelle ferramenta, apprezzando una diversa sensibilità italiana nella formulazione dei colori a uso industriale. Ma è solo nel 1964, con la commercializzazione della vernice acrilica, che Hafif trova un medium ideale che la accompagnerà in maniera ricorrente nella sua produzione. Tutti questi elementi entrano a far parte del vocabolario visivo della stagione romana dell’artista.
Marcia Woods nasce nel 1929 a Pomona, California. Dopo essersi laureata al Pomona College nel 1951 e aver sposato Herbert Hafif, nel 1961 progetta un viaggio a Firenze. Si stabilisce però a Roma, dove rimane per quasi otto anni. Torna in California nel 1969 e abbandona per un certo periodo la pittura, dedicandosi alla sperimentazione con il cinema, la fotografia e l’installazione sonora, completando un master presso l’Università della California a Irvine. Nel 1971 si trasferisce a New York e si riavvicina alla pittura. Nel corso degli anni Ottanta e Novanta continua a dipingere, stabilendo rapporti con gallerie in Europa, prima a Monaco poi a Düsseldorf e infine a Vienna, Londra, Parigi. Hafif muore nel 2018 a Laguna Beach, California.