Il piccolo borgo di Simala, nel cuore della Sardegna, è il palcoscenico di un progetto di rigenerazione urbana che fonde passato e futuro, dando nuova vita a una preesistenza storica. A cura del giovane architetto Martino Picchedda, l’intervento trasforma un edificio del XIX secolo, ex residenza di un possidente terriero, in un’area pubblica espositiva che diventa catalizzatore di rigenerazione sociale e culturale.
L’approccio progettuale celebra il valore simbolico del rudere, trasformando le strutture abbandonate in racconti vivi del tempo passato. Le murature superstiti, come quinte teatrali, definiscono uno spazio pubblico che accoglie e favorisce la connessione tra intimità e collettività. Un legame forte con il paesaggio e la memoria locale emerge attraverso l’uso di materiali tradizionali e la valorizzazione delle tracce storiche: la pavimentazione in “impedrau” e il basalto usato per i pavimenti all’interno evocano il passato, mentre l’integrazione di frammenti della vecchia pavimentazione in “tellas” di pietra sottolinea la continuità.
L’edificio diventa un “palcoscenico” per la comunità, uno spazio minimale dove la storicità delle murature si fonde con la contemporaneità, senza mai nascondere l’incompiutezza delle rovine. Il progetto non impone ma ascolta, creando un luogo che racconta storie di resilienza e lavoro, e si fa promotore di una Sardegna che guarda al futuro senza rinnegare le sue radici. Il risultato è un esempio di come l’architettura possa reinterpretare la memoria, costruendo una narrazione condivisa e un modello di rigenerazione territoriale.