L’autore Sarah Chiche, per questo primo Rendez-vous Littéraire rue Cambon, ha scritto “Una donna può nasconderne mille altre”. Dedicato alla figura di Lou Andreas-Salomé e allestito nei nuovi Saloni di Alta Moda CHANEL al 31 di rue Cambon, ridecorato dall’interior designer parigino Jacques Grange, questo incontro tra Charlotte Casiraghi e Sarah Chiche segna l’inaugurazione di una serie di eventi letterari. Ideati da Virginie Viard, Direttore Artistico delle Collezioni di Moda e Charlotte Casiraghi, ambasciatrice e portavoce di CHANEL, attorno al tema dell’emancipazione, questi Rendez-vous perpetuano la tradizione letteraria della Maison iniziata da Gabrielle Chanel e proseguita da Karl Lagerfeld, riscoprendo scrittrici del passato dando voce alle autrici di oggi. Lou Andreas-Salomé incarnava questa sete di libertà. Scrittrice e psicoanalista tedesco-russa, amica di Nietzsche, amante di Rilke e discepola di Freud, ha prodotto un’opera abbondante ed eterogenea composta da romanzi, racconti, saggi, lettere e un’autobiografia.
Charlotte Casiraghi commenta: “non solo socializzava e seduceva le più grandi menti del suo tempo, provocando fascino e desiderio, era lei stessa un’eccezionale oratrice, mediatrice, traduttrice, nonché teorica e scrittrice”. Dopo aver letto una varietà di estratti selezionati dal lavoro di Lou Andreas-Salomé, Charlotte Casiraghi e Sarah Chiche, intervistate dalla storica letteraria Fanny Arama, disegnano i contorni di una personalità che ispira e obbliga. Ripensano all’effetto che questa figura tutelare ha avuto su di loro quando l’hanno scoperta per la prima volta da adolescente – nell’estate del suo diciassettesimo compleanno, grazie a Karl Lagerfeld per Charlotte Casiraghi, e l’incontro con lei nella bancarella di un libraio per Sarah Chiche. Spinta da un desiderio preponderante di emanciparsi, da una ricerca intellettuale, rigorosa e proteiforme, Lou Andreas-Salomé ha saputo organizzare la sua libertà, facendo della sua vita un’opera e la sua opera la sua vita. Perché, come sottolinea Sarah Chiche, “la scrittura è l’atto più liberatorio, il luogo in cui non si ha orizzonte a parte l’orizzonte”.
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