La Gioconda o Monna Lisa, come l’avrebbero certamente chiamata i fiorentini di inizio Cinquecento, è senza ombra di dubbio una delle opere più famose, ammirate e riprodotte della Storia dell’Arte.
Capolavoro di Leonardo Da Vinci, già apprezzato dai suoi contemporanei (tanto che il Vasari ne esalta la bellezza ed il sorriso ne Le Vite), l’opera è ormai entrata di diritto nell’immaginario Pop del XXI Secolo. Protagonista di uno dei casi letterari degli ultimi anni, Il Codice da Vinci di Dan Brown, di film come Mona Lisa Smile con Julia Roberts e omaggiata da Elvis Presley nella omonima canzone, non esiste persona al mondo che oggi non conosca l’immagine di quella enigmatica dama fiorentina del ‘500.
Ma cosa si nasconde dietro quell’impercettibile sorriso carico di mistero, tanto da essere diventato oggetto di numerosi studi di psicoanalisi, e quali sono le vicissitudini che hanno fatto della Gioconda l’icona mondiale che è oggi? Scopriamolo.
La Monna Lisa, un ritratto a cavallo tra tradizione e innovazione
Leonardo realizza la Gioconda tra il 1503 e il 1506 a Firenze, pur continuando a modificarla, per tutta la vita durante le sue peregrinazioni tra Firenze, Milano e la Francia.
L’impianto del quadro è piuttosto semplice: una donna ritratta a mezzo busto seduta e leggermente ruotata verso sinistra, ma con il volto e lo sguardo rivolto allo spettatore. Le mani conserte e le braccia piegate seguono la linea del parapetto che la separa dal paesaggio sullo sfondo. La donna, indossa un abito alla moda rinascimentale con un ricamo che decora la parte superiore dello scollo e le maniche in tessuto differente. I lunghi capelli sciolti sono coperti da un velo, che scende fino alle spalle e si confonde con la sciarpa che la figura indossa sulla destra.
Una raffigurazione che rimanda alla tradizione dei ritratti del Quattrocento, strizzando l’occhio al Doppio ritratto dei duchi d’Urbino di Piero della Francesca, con la figura a mezzo busto e il paesaggio in lontananza. Ma con uno sguardo all’innovazione che grazie alla naturalezza della donna, raffigurata in un posa meno ufficiale, fa della Monna Lisa il punto di svolta della ritrattistica del Rinascimento maturo. Da cui prenderà spunto Raffaello, tra gli altri, per i suoi ritratti e le sue bellissime Madonne.
Una tavola di dimensioni contenute (77 cm di altezza per 53 cm di base) che accoglie un capolavoro e diventa un caposaldo della Storia dell’Arte. La tecnica pittorica è perfetta e lo sfumato, caratteristica peculiare della pittura di Leonardo, crea una superficie uniforme, rendendo quasi impossibile percepire le singole pennellate. Stesso sfumato che contribuisce a creare quella resa atmosferica ovattata e la profonda introspezione psicologica che fanno della Monna Lisa un’opera così suggestiva.
Tutte le curiosità e i misteri della Gioconda di Leonardo Da Vinci
- Chi è la donna ritratta da Leonardo? La versione ufficiale vuole che si tratti Lisa Gherardini, moglie di Francesco del Giocondo nobile e mercante fiorentino. Questo spiegherebbe facilmente i due nomi della dama, Monna Lisa dal nome della donna e Gioconda dal nome del marito. Ma trattandosi di Leonardo la storia si complica. Analisi ai raggi X hanno mostrato, infatti, che ci sono tre versioni antecedenti nascoste sotto quella oggi visibile. Ipotesi che coincide con la certezza che Leonardo abbia modificato la tavola durante tutta la sua vita. Spuntano allora i nomi di tre Dame milanesi, dove Da Vinci soggiornò alla fine del 400 e ancora tra il 1508 e il 1513. La Gioconda potrebbe essere quindi Caterina Sforza, figlia illegittima di Galeazzo Maria Sforza; o Isabella D’Aragona, Duchessa di Milano; o ancora Bianca Giovanna Sforza, figlia di Ludovico il Moro. Rimanendo invece a Firenze, alcune ipotesi tendono ad identificare la donna come Pacifica Brandani amante di Giuliano de Medici, figlio di Lorenzo Magnifico. Sicuramente più suggestive sono le leggende che vedrebbero nella Monna Lisa nient’altro che l’autoritratto al femminile di Leonardo o l’immagine della madre dell’artista, Caterina Butti del Vacca.
- Perché Monna? Il termine Madonna, abbreviato in Monna, è la contrazione volgare del latino “Mea domina” ossia mia signora. Una parola che, dalla fine del Medioevo, si usava porre davanti al nome delle Nobildonne come titolo.
- Il misero dietro quel sorriso. Leonardo ha reso il sorriso, che in un’opera qualunque potrebbe essere un semplice dettaglio, il centro del suo capolavoro. Con lo sfumato rende evanescenti gli angoli della bocca e degli occhi della Gioconda rendendo impossibile stabilirne l’espressione. L’umore della donna sembra mutare continuamente a seconda della luce, dell’angolo dal quale si guarda e dallo stato d’animo dello spettatore. Un colpo di genio che dona all’opera quell’alone di mistero che è stato la sua fortuna.
- Dove sono finite le sopracciglia? Vasari nella sua descrizione della tavola di Leonardo descrive la “peluria delle sopracciglia magnificamente dipinta”. Peccato che la Gioconda non abbia le sopracciglia. Questa anomalia si spiega poiché Vasari ha visto, presumibilmente, l’originale prima del 1508 quando Da Vinci si trovava ancora a Firenze. Successivamente in una delle revisioni, già citate, le sopracciglia potrebbero essere state rimosse dall’artista; oppure la perdita potrebbe essere frutto di un restauro posteriore eseguito male.
- Non solo un ritratto di donna. Spesso parlando della Monna Lisa il paesaggio sullo sfondo passa in secondo piano. In realtà si tratta di una vera opera nell’opera. Leonardo ambienta il suo ritratto in un paesaggio inventato con alte montagne sullo sfondo, che ricordano quelle dei paesaggi prealpini di Lecco, e una rigogliosa campagna che rimanda alla Toscana, tra l’Arno e la Val di Chiana. Altra caratteristica del panorama è la sua non uniformità. La parte sinistra infatti, è posta più in basso rispetto a quella destra e i due paesaggi non coincidono. Peculiarità che i critici attribuiscono al fato che, probabilmente, una delle due sia stata aggiunta successivamente.
Uno sguardo carico di mistero che ha affascinato Re, Imperatori, Patrioti e Artisti contemporanei
- Unica ma non sola. Attorno all’originale dipinto da Leonardo gravitano alte versioni della Monna Lisa. Non si tratta di opere realizzate certamente dall’artista fiorentino, ma di copie e rivisitazioni. La più antica è la Gioconda del Prado (1503-1516) conservata a Madrid. Più colorata rispetto all’originale, spiccano maggiormente i colori tenui dello sfondo e quelli forti della veste, è attribuita a Gian Giacomo Caprotti (detto il Salaì) oppure a Francesco Melzi. Esiste poi la Gioconda Svizzera (1503-1506), attribuita a Da Vinci ma ancora non accertata. Si caratterizza per una sostanziale differenza dello sfondo (solo abbozzato e meno ricco) e per la giovinezza della modella (è conosciuta infatti come Monna Lisa anteriore o Gioconda Giovane). Terza è la Gioconda di San Pietroburgo (datata 1650), di artista sconosciuto e conservata all’Hermitage. Anche questa versione presenta una Monna Lisa molto più giovane dell’originale.
- La Gioconda nuda. Esiste anche una versione più pruriginosa della Gioconda, nota come Gioconda Nuda o Monna Vanna, conservata al Castello di Chantilly e datata 1503. L’attribuzione anche in questo caso è incerta, ma l’ipotesi è che si tratti di uno schizzo di Leonardo. La posa, le mani e in parte lo sguardo farebbero infatti pensare che si tratti di una bozza realizzata da Da Vinci durante le fasi di preparazione della Gioconda.
- No… Napoleone non ha rubato la Gioconda! Nonostante sia vero che durante la Campagna d’Italia Napoleone abbia trafugato molte opere d’arte, la maggior parte delle quali sono poi rientrate dopo il 1815, la Gioconda non fa parte di queste. È infatti Leonardo a portare la Monna Lisa in Francia nel 1516, quando si trasferisce alla corte di Francesco I. Alla morte del grande artista, nel 1519, questa ed altre opere del Maestro sono acquistate dal Re di Francia ed entrano a far parte delle collezioni reali.
- Dal bagno alla camera da letto. Una leggenda vuole che Francesco I, dopo averla acquistata, abbia collocato la Monna Lisa tra le decorazioni della sua Salle du bain nel Castello di Fontainebleau. Una scelta ai nostri occhi insolita, ma che al tempo rivestiva un grande significato, in quanto il bagno era forse una delle poche stanze private di un Sovrano. Anche Napoleone ha subito il affascinato di questa immagine misteriosa decidendo di spostarla dal museo del Louvre (dove la Gioconda arriva dopo la Rivoluzione Francese e dove si trova tutt’ora) alla sua camera da letto.
- Il Furto del Secolo. La notte tra il 20 e il 21 agosto 1911 la Gioconda venne rubata, si tratta del primo furto in museo della storia. Il ladro, un italiano di nome Vincenzo Peruggia, sottrasse l’opera perché riteneva che appartenesse all’Italia, in quanto convinto che Napoleone l’avesse trafugata. Nel 1913 provò a rivenderla a Firenze ma venne arrestato; processato come minorato mentale, la giuria e l’opinione pubblica simpatizzarono con il suo sentimento patriottico. Lo stesso Peruggia, dichiarò di aver passato due anni romantici con la Gioconda appesa in cucina.
- In giro per il mondo. Quasi sinonimo di Louvre, tanto che oltre l’80% dei visitatori del museo parigino si ferma a guardare la Gioconda, il quadro non è quasi mai uscito dalla Francia. Il primo viaggio della Monna Lisa coincide con il furto avvenuto nel 1911, a seguito del quale fu organizzata una mostra itinerante nel 1913. Prima tappa alla Galleria degli Uffizi a Firenze, poi all’Ambasciata di Francia di Palazzo Farnese e alla Galleria Borghese a Roma e infine alla Pinacoteca di Brera a Milano. Nel 1962 è la volta degli Stati Uniti, anche qui con una duplice mostra alla National Gallery di Washington e al Metropolitan Museum di New York. Ultima apparizione estera una tournée che nel 1974 toccò Tokyo e Mosca.
- Gli omaggi degli artisti contemporanei. Carica di fascino e mistero la Gioconda è stata oggetto, a partire dal XX secolo, di una lunga serie di omaggi e rivisitazioni in chiave simbolica. Primo tra tutti Marcel Duchamp, massimo esponente del Dadaismo, che nel 1919 ha messo i baffi ad una riproduzione della Monna Lisa intitolandola ironicamente L.H.O.O.Q. Un gesto, in puro stile ready made, non proprio lusinghiero, infatti il titolo pronunciato in francese può suonare Elle a chaud au cul che tradotto significa “Lei ha caldo al culo”, ovvero “è eccitata”. Anche Botero si è cimentato in una rivisitazione moderna della Gioconda che ha ritratto con le forme rotonde tipiche della sua produzione. Non poteva mancare all’appello il re indiscusso della Pop Art, Andy Warhol, che ha riprodotto il dipinto in serie con il suo stile inconfondibile. Non ha rinnegato il suo stile neanche Jean-Michel Basquiat che ha trasformato il suo iconico sorriso in un ghigno un po’ sinistro. Infine Banksy, il noto (ignoto) street artist, che ha impresso l’immagine della Gioconda su un muro, nel distretto di Soho a Londra, nei panni di un mujaheddin con tanto di lanciarazzi in spalla.