Tra gli otre novecento dipinti realizzati nell’arco della sua breve vita, I Girasoli di Van Gogh sono sicuramente i più noti. La semplicità della composizione, l’intensità dei colori e la forte carica emotiva li hanno resi una delle opere più ammirate al mondo.
Contrariamente a quanto si possa pensare, però, I Girasoli non sono un unico quadro, ma una serie di dipinti realizzati dal grande artista olandese. L’equivoco nasce dal fatto che si tratta di sette tele molto simili, che variano solo per alcuni dettagli.
I Girasoli di Van Gogh, una serie di vasi di fiori che racchiudono un grande gesto di amicizia
Dipinte in un arco temporale brevissimo, tra il settembre del 1888 e il gennaio 1889, Vincent Van Gogh realizza le tele per decorare la camera del suo amico Paul Gauguin che doveva raggiungerlo ad Arles, in Provenza. Dello stesso periodo è, infatti, Van Gogh che dipinge i girasoli, realizzato da Gauguin nel dicembre del 1888, che ritrae il pittore olandese alle prese con uno dei suoi famosi dipinti.
Nati come un gesto di profonda amicizia, un mazzo di fiori pronto per accoglie un amico, i quadri non sortirono però l’effetto sperato. Gauguin infatti, una volta arrivato a Arles, non si appassionò al luogo scatenando una serie di litigi e atti violenti da parte di Van Gogh. Questo periodo di convivenza si interruppe bruscamente quando il pittore olandese ebbe esaurimento nervoso e l’artista francese partì per Tahiti.
I Girasoli di Van Gogh; pennellate spesse, giallo cadmio e semplicità compositiva. Analisi dell’opera
Un vaso con dei girasoli recisi è poggiato sopra un piano: un tavolo, un mobile, o una mensola non è dato saperlo. In numero variabile, da tre a quindici, i fiori sono disposti ordinatamente e occupano il centro della scena. Alcuni girasoli sono nel pieno della loro bellezza, alcuni ancora dei boccioli pronti a fiorire, mentre altri hanno già perso tutto il loro vigore e si avviano a sfiorire.
Nonostante alcuni critici abbiano letto, nelle posizioni contorte e nei fiori appassiti, il segno di un tormento interiore di Van Gogh, le lettere del fratello Theo smentiscono queste ipotesi. Da queste missive, infatti, emerge come il girasole sia stato un soggetto che diede gioia ed ottimismo al pittore olandese. Il simbolo dell’influenza positiva del clima temperato del sud.
I grandi fiori gialli, intensi nella loro semplicità, sono resi con grandi pennellate, che ne delineano il volume, e spesse linee di contorno. Anche il vaso è riprodotto essenzialmente, con campiture bidimensionali e senza chiaroscuro. Allo stesso modo, il piano e lo sfondo sono delineati esclusivamente con il colore.
Una tecnica, quella dei girasoli, in linea con il resto della produzione dell’artista. Van Gogh infatti, era solito applicare il colore con pennellate ruvide e dense, sovrapponevo gli strati uno sopra l’altro. Un approccio quasi scultoreo che contribuisce, con lo spessore della pittura, a creare suggestivi giochi di luci e ombre. Caratteristica peculiare dei girasoli è invece l’uso del giallo cadmio, un pigmento di invenzione recente (al tempo) che l’artista prediligeva.
“Invece di cercare di rendere ciò che ho davanti agli occhi, mi servo del colore in modo totalmente arbitrario per esprimermi con maggiore intensità” – Vincent Van Gogh
Quello che salta immediatamente all’occhio è il netto contrasto tra la profondità dei fiori, che si contorcono in tutte le direzioni, e la bidimesionalità dello sfondo. Manca infatti del tutto la prospettiva geometrica. Il piano e il muro sono separati da un spessa linea di colore e lo spazio è reso esclusivamente grazie alla sovrapposizione dei volumi.
Le prime opere della serie aderiscono alle teorie cromatiche degli artisti trasgressivi parigini di fine ‘800, che imponeva uno sfondo blu/violetto per i fiori gialli. Van Gogh, però, abbandona quasi immediatamente questo schema, dipingendo i fiori in un vaso giallo, su uno sfondo di una tonalità dello stesso colore. Una scelta cromatica che irradia di luce e allegria, in sintonia con il pensiero del pittore olandese che vedeva nel colore un mezzo di esprimere le emozioni piuttosto che un modo per rappresentare la realtà.
In quattro delle 7 versioni, infine, il vaso riporta la firma dell’autore Vincent. Un gesto semplice che rimanda alla tradizione dei grandi artisti del passato, soliti firmarsi con il solo nome di battesimo nei propri lavori.
Cinque curiosità
- Dove sono esposti i Girasoli di Van Gogh? Due delle sette tele, sfortunatamente, oggi non sono visibili al pubblico. Vaso con cinque girasoli, distrutto in un bombardamento in Giappone durante la Seconda Guerra Mondiale e Vaso con tre girasoli entrato in una collezione privata statunitense nel 1996. Tre si possono visitare girando l’Europa: alla National Gallery di Londra, al Van Gogh Museum di Amsterdam e alla Neue Pinakothek a Monaco di Baviera. Uno è collocato negli Stati Uniti al Philadelphia Museum of Art di Philadelphia ed uno si trova in Giappone presso il Sompo Japan Museum of Art di Tokyo.
- Il significato dei Girasoli per Van Gogh. “Il girasole è mio”. Così giustificava Van Gogh la sua passione per questi splendidi fiori che avevano, per lui, il significato di offrire conforto ai cuori turbati. Inoltre, desideroso di dare corso ad una di comune di artisti, ad Arles insieme a Gauguin, per il pittore olandese l’accostamento del girasole con l’arte e con l’amore doveva rappresentare l’amicizia e la collaborazione artistica con il pittore francese. Cosa che non avvenne a causa delle ritrosie di Gauguin e della precaria condizione psicologica di Van Gogh.
- Girasoli, un soggetto insolito. Nonostante Van Gogh sia unanimemente riconosciuto come l’ispiratore ed il precursore dell’Espressionismo e del movimento dei Fauves, la serie dei girasoli non piacque ai suoi contemporanei. Gli artisti coevi consideravano, infatti, i grandi fiori gialli grossolani e poco eleganti. Proprio le caratteristiche che li rendevano, invece, interessanti agli occhi di Van Gogh. Sicuramente fu quindi il primo a renderli unici protagonisti di una natura morta; al contrario dei suoi colleghi che invece erano soliti inserirli in gradi composizioni floreali, semi nascosti tra altri fiori considerati “più nobili”.
“Il girasole è mio”
- Un omaggio a Caravaggio? Osservando la Canestra di frutta, realizzata da Caravaggio alla fine del cinquecento, non si può fare a meno di notare alcuni punti di contatto con i girasoli di Van Gogh. Innanzitutto la semplicità compositiva; il soggetto è centrato, in primo piano, e si staglia contro un fondo spoglio. Poi la profondità resa dal Merisi con i volumi e le ombre della frutta, in contrasto con la piattezza del muro e della base. Infine il ciclo della vita. In entrambe le opere, infatti, i fiori e la frutta non sono rappresentati nel momento di massimo splendore, ma la scena abbraccia l’intero ciclo vitale. Come Caravaggio inserisce, frutta matura acerba e quasi marcia, foglie fresche e fogli secche, così Van Gogh ritrae i suoi girasoli dal bocciolo alla sfioritura. Non si sa se la citazione si voluta, sicuramente però l’effetto è lo stesso: un’infinita bellezza.
- La serie di Parigi. Van Gogh ha realizzato prima de I Vasi una serie di girasoli recisi nota come la Serie di Parigi. Quattro tele più piccole, dipinte nel 1887, che raffigurano delle teste di girasole, tagliate o appassite, adagiate su di un piano. Si tratta di composizioni dal tono meno allegro e gioioso, caratterizzare da colori più cupi e da una rappresentazione più cruda dello stato “di disfacimento” dei fiori.