Vivian Maier. Inedita, dal 9 febbraio al 26 giugno 2022, i Musei Reali di Torino ospitano una mostra interamente dedicata ad una delle massime esponenti della street photography.
Secondo appuntamento, dopo il Musée du Luxembourg di Parigi, Inedita racconta aspetti sconosciuti o poco noti della misteriosa vita di Vivian Maier. Un’approfondimento che presenta al pubblico anche una inedia serie di scatti realizzati durante il suo viaggio in Italia; in particolare a Torino e Genova, nell’estate del 1959.
La mostra, curata da Anne Morin, è co-organizzata da diChroma e dalla Réunion des Musées Nationaux – Grand Palais; prodotta dalla Società Ares srl con i Musei Reali e il patrocinio del Comune di Torino, e sostenuta da Women In Motion. Un progetto ideato da Kering per valorizzare il talento delle donne in campo artistico e culturale.
Vivian Maier. Inedita, aspetti sconosciuti o poco noti della vicenda umana ed artistica della fotografa americana
L’esposizione presenta oltre 250 immagini, molte delle quali inedite o rare, come quelle a colori, scattate lungo tutto il corso della sua vita. A queste si aggiungono dieci filmati in formato Super 8, due audio con la sua voce e vari oggetti che le sono appartenuti; come le sue macchine fotografiche Rolleiflex e Leica, e uno dei suoi cappelli.
Autoritratti riflessi in specchi o vetrine e scatti catturati tra le strade di New York e Chicago. Vivian Maier passeggia e immortala chi la circonda con la sua macchina fotografica. Persone in situazioni ordinarie i cui volti diventano protagonisti per un’attimo di una storia che diventa straordinaria. Lavori estenuanti, povertà e persone che vivono ai margini del mondo illuminato dall’euforia del sogno americano, in evidente contrasto con le signore dell’alta borghesia, che reagiscono in modo offeso al palesarsi improvviso della fotografa.
Ma non solo ritratti, Vivian Maier si concentra anche sui gesti. Nei suoi scatti si nasconde, infatti, un inventario degli atteggiamenti e delle posture delle persone fotografate. Gesti che tradiscono un pensiero, una intenzione, ma che rivela la loro autentica identità.
Agli inizi degli anni sessanta poi, sull’onda del successo popolare del cinema, Maier inizia a giocare con il movimento, creando sequenze cinetiche; come se cercasse di trasportare le specificità del linguaggio cinematografico in quello della fotografia, creando delle vere e proprie sequenze di film. Come naturale conseguenza, inizia anche a girare con la cinepresa Super 8, documentando tutto quello che passava davanti ai suoi occhi, senza artifici né montaggi.
Due importanti capitoli della mostra sono poi dedicato alle fotografie a colori, che si presentano come uno spazio pieno di suoni, un luogo dove bisogna prima sentire per vedere; e il tema dell’infanzia che ha accompagnato Vivian Maier per tutto il corso della vita. Come governante e bambinaia per quasi quarant’anni, la Maier ha preso parte alla vita dei bambini a lei affidati, documentando i volti, le emozioni, le espressioni, le smorfie, gli sguardi, così come i giochi, la fantasia e tutto il resto che abita la vita di un bambino.