La galleria Eduardo Secci ospita a Milano, dal 28 aprile al 15 settembre 2022, la mostra Unmatter. Curata da Alberto Fiz, l’esposizione riunisce lavori di Joshua Hagler, Luisa Rabbia e Maja Ruznic.
Unmatter, un progetto espositivo che indaga il campo ignoto della “non – materia”
Unmatter, il titolo della mostra, fa riferimento a quella che viene definita “non – materia”. Né materia né antimateria, ma qualcosa di liminale, la cui esistenza nell’universo sembra essere quanto mai probabile. Gli artisti chiamati ad indagare questo fenomeno, invece, sono tre personalità di spicco a livello internazionale. Caratterizzati da una decisa autonomia linguistica, che dialogano per la prima volta trasmettendo un sentire comune.
Come spiega il curatore Alberto Fiz, la mostra che principalmente comprende dipinti – in gran parte realizzati nell’ultimo anno e inediti, tra cui alcuni di grandi dimensioni -, “non va considerata come semplice collettiva, ma come progetto espositivo che ha la capacità di esprimere un medesimo atteggiamento nei confronti della pittura, intesa come territorio di confronto metodologico destinato ad andare oltre i canoni standardizzati della rappresentazione”.
La pittura come esperienza totalizzante che per i tre artisti va incontro al sentimento profondo dell’essere
Osservando le opere esposte, appare infatti evidente come per i tre artisti la pittura sia un’esperienza totalizzante in grado di concepire una rete complessa di segni finalizzati ad individuare una matrice psichica ed emozionale. La mostra propone una ricerca ambigua e coinvolgente; come se ad essere rappresentata non fosse l’immagine, ma la pittura stessa, che per i tre artisti va incontro al sentimento profondo dell’essere.
Le larghe campiture di Joshua Hagler sviluppano la componente panteistica che investe l’intero processo pittorico. Questo accade con Night Swim (For Eileen) (2021), una rapsodia notturna di due metri, dove le forme fluttuano liberamente nello spazio dando vita a immagini fantasmatiche che abitano l’inconscio.
Luisa Rabbia si riappropria del senso profondo della pittura attraverso un’indagine che integra l’intima esperienza dell’io con l’alterità; creando una mappatura che le consente di contemplare ogni aspetto all’interno di una personale cosmologia. Lo dimostra L’attesa (2021), dove la vastità dello spazio sembra trovare accoglienza in un corpo dilatato: “Mi interessano le connessioni tra un paesaggio interno, basato sull’esperienza personale, e un paesaggio collettivo, in cui incontri l’Altro inteso anche come paesaggio fisico, come ambiente”, dichiara l’artista.
Anche Maja Ruznic elabora una pittura stratificata, dove le figure sembrano emergere da sottili sovrapposizioni cromatiche come testimoniano Father (Red Light) (2021) e Field (Mother/Deep Red) (2021). L’artista intreccia registri differenti nell’ambito di una ricerca caratterizzata da ininterrotti transiti tra forma e colore, tra memoria e identità.