Anish Kapoor approda a Venezia, in occasione della 59esima Biennale d’Arte, con una grande mostra retrospettiva. Fino al 9 ottobre 2022 nelle sale delle Gallerie dell’Accademia e presso lo storico Palazzo Manfrin.
Artista indiano, naturalizzato britannico, Kapoor è internazionalmente riconosciuto per per aver sperimentato i limiti e la materialità del mondo visibile. Una ricerca condotta attraverso opere che sono in grado di trascendere la loro oggettività; sollecitando lo spettatore ad interagire emotivamente con esse.
Curata dallo storico dell’arte Taco Dibbits, Direttore del Rijksmuseum di Amsterdam, Anish Kapoor. One Exibhition, Two Venues, abbraccia l’intera gamma visionaria della pratica di Kapoor, la sua sensibilità pittorica e la sua abilità scultorea.
Anish Kapoor opere che sperimentano i limiti e la materialità del mondo visibile
Alle Gallerie dell’Accademia Anish Kapoor presenta una serie di lavori fondamentali. Dalle sculture degli esordi eseguite col pigmento, come 1000 Names, alle opere sul vuoto; fino a sculture mai viste prima create con il Kapoor Black. Un materiale innovativo, talmente scuro da assorbire più del 99,9% della luce visibile.
La pelle dell’oggetto come velo tra il mondo interno ed esterno ha sempre rappresentato un aspetto cruciale nella pratica dell’artista. Alle Gallerie dell’Accademia le sculture realizzate con Kapoor Black trasportano questa dinamica in un territorio radicalmente nuovo, in forme che appaiono e scompaiono davanti ai nostri occhi. In queste opere Anish Kapoor ripropone il motivo della piega nella pittura rinascimentale come un segno dell’essere: attraverso la cancellazione del contorno e del bordo ci viene offerta la possibilità di superarlo.
Forze misteriose emergono attraverso un’altra serie di opere nere, che penetrano nelle pareti del museo, esplorando ulteriormente l’oscurità come una realtà fisica e psichica. Accanto a questi lavori straordinari si espongono per la prima volta i dipinti più recenti di Kapoor; instaurando un dialogo dinamico sia con la collezione storica d’arte delle Gallerie, sia con il suo stesso linguaggio scultoreo.
Il motivo della pelle e della piega viene ulteriormente esplorato attraverso la spettacolare Pregnant White Within Me (2022), un gigantesco rigonfiamento che dilata l’architettura dello spazio espositivo, suggerendo una ridefinizione dei confini tra corpo, edificio ed essere. Kapoor commette vari atti sacrileghi sparando sulle pareti e modificando il tessuto stesso delle Gallerie.
Kapoor Black e opere monumentali a Venezia in occasione della Biennale 2022
A Palazzo Manfrin nel sestiere di Cannaregio, invece l’esposizione accoglie una selezione di opere di grandi dimensioni e che sfuggono a ogni definizione tradizionale. Qui la mostra di Anish Kapoor inizia con la nuova monumentale opera Mount Moriah at the Gate of the Ghetto(2022), sporgente dal soffitto dell’androne e creata appositamente per gli spazi parzialmente rinnovati di Palazzo Manfrin.
Questa massa grondante di silicone e vernice guida i visitatori attraverso un dedalo di stanze caratterizzate da un trittico di pitture in silicone ugualmente ribollenti, Internal Objects in Three Parts (2013–2015), oltre che da molte opere cruciali nella lunga e prestigiosa carriera di Kapoor, tra cui l’iconica opera sul pigmento White Sand Red Millet Many Flowers (1982)
Il percorso continua con una serie di opere specchianti che capovolgono e distorcono le aspettative dello spettatore su ciò che si riflette. Paradiso, inferno, terra e mare sono tutti evocati, mescolati e capovolti in opere meccanizzate di grandi dimensioni come le acque vorticose rosse di Turning Water Into Mirror, Blood Into Sky (2003) e Destierro (2017), in cui un caterpillar interamente blu trasporta tonnellate di terra rossa in un’epica azione di sovvertimento.
Il colore per Kapoor è una condizione che immerge lo spettatore nel peso della sua saturazione, consentendo di mettere in atto il suo potenziale di trasformazione. Le gradazioni della luce veneziana entrano in gioco attraverso opere eteree e geometriche scolpite nell’alabastro naturale, mentre il pigmento blu laguna dei primi emisferi vuoti di Kapoor presenta un territorio di meditazione.
Nelle altre sale si riallacciano i temi presenti alle Gallerie dell’Accademia, con momenti di spiritualità e riti di passaggio espressi nel linguaggio visivo unico di Kapoor. Tutte le strade portano all’installazione centrale di un sole che tramonta (o sorge), che aleggia su una massa di cera rossa esangue mentre si aggrega sul pavimento del palazzo, sommergendo questo edificio storico nella sostanza primordiale della vita e della morte.