La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea ospita a Roma, fino al 28 giugno, Aperto confine sulla Gorgone di Sartorio, personale di Antonello Viola. Un corpus di sette opere che nascono dal confronto dell’artista con il capolavoro di Giulio Aristide Sartorio, continuamente alimentato nel corso degli ultimi.
All’origine del progetto di Viola infatti c’è lo studio delle collezioni della Galleria. Un dialogo instaurato con questo immenso patrimonio, incanalato nelle traiettorie della propria ricerca artistica e testimoniato dai lavori che sono frutto dell’incontro con un’opera; in particolare, La Gorgone e gli Eroi (1897) di Giulio Aristide Sartorio.
Aperto confine sulla Gorgone di Sartorio, lo studio e l’infulenza delle collezioni della Galleria Nazionale nei nuovi lavori di Antonello Viola
La grande tela dipinta da Sartorio nell’arco della sua stagione di ispirazione simbolista è esposta all’interno del museo accanto a un dittico di bozzetti preparatori: è principalmente a questi due pastelli su carta, dedicati allo studio del corpo della Medusa, a cui Antonello Viola si ispira per la produzione di alcune opere inedite.
Il terreno sul quale si gioca questo confronto con l’opera di Sartorio è la pittura, nella forma “trascendentale” che appartiene al linguaggio dell’artista. Attraverso un processo di stratificazioni, velature di colore e successive sottrazioni, infatti le “variazioni sul tema” proposte restituiscono una riflessione attorno al modello di riferimento che è parte integrante del processo creativo.
Le opere su carta realizzate da Viola sono dunque accostate alle opere di Sartorio all’interno della Sala della Gorgone; generando nuove corrispondenze e inedite combinazioni. Con questa operazione di studio, riflessione e restituzione di una risposta contemporanea, Antonello Viola avvalora il potere immaginifico di un’opera del passato, caratterizzata — nelle parole dello stesso Sartorio — da una “bellezza fatale e ammaliatrice” per mettere in evidenza “due aspetti della profonda vanità dell’esistenza umana”.
Un dialogo tra la dimensione interiore dell’opera e l’ambiente che la circonda e un linguaggio composto di materia, fluidità, e ricchezza cromatica
Romano, classe 1966, Antonello Viola nelle sue opere attraverso un processo di accumulo, stratificazione e sottrazione, Viola stabilisce un nuovo rapporto con lo spazio. Un rinnovato dialogo tra la dimensione interiore dell’opera e l’ambiente che la circonda.
Da questo assunto insieme al metodo, trae vantaggio il suo lavoro, rendendolo particolarmente sensibile alla percezione di un linguaggio composto di materia, fluidità, e ricchezza cromatica. Il suo è un mestiere coerente ed esigente e le sue ultime produzioni sono caratterizzate dall’uso di vari materiali: la carta giapponese, il vetro, l’oro in foglia e i pigmenti ad olio; in un equilibrio di formati singoli e multipli presentati in allestimenti rigorosi.