A dieci anni dal suo ritiro dal mondo dell’arte, la GAMeC di Bergamo dedica a Christian Frosi La Stanza Vuota, mostra a cura di Nicola Ricciardi.
In occasione di questa prima esposizione museale a distanza di tanti anni, la GAMeC presenta per la prima volta insieme oltre 30 opere, realizzate in poco più di dieci anni di attività, che raccontano la transitorietà, elemento costante della sua produzione artistica.
Fino al 25 settembre, la mostra comprende lavori diventati iconici, come la nuvola di schiuma prodotta per la prima personale a Milano (Foam, 2003), e altri meno conosciuti; tutti costruiti attorno a principi di precarietà, fuggevolezza, evanescenza,che ritroviamo anche nella carriera dell’artista.
Christian Frosi, una produzione enigmatica e transitoria che la GAMeC di Bergamo vuole riscoprire
L’inizio del percorso di Christian Frosii è facilmente documentabile e coincide con la conclusione degli studi a Brera nel 1999; mentre le sue ultime tappe professionali sono, a partire dal 2012, sempre meno rintracciabili. Da quell’anno, seppur non ci sia un momento preciso, Christian Frosi smette di essere un artista: sceglie di non produrre, di non partecipare, di sottrarsi alla storia dell’arte, alle sue circostanze e ai suoi attori.
Frosi si è lentamente e inesorabilmente reso irraggiungibile, troncando qualsiasi comunicazione con il mondo dell’arte, unendosi, senza una ragione evidente, alla schiera dei dropout, di coloro che, nella definizione di Alexander Koch, “in un determinato momento X sono stati localizzabili nel campo dell’arte e in un momento Y, successivo nel tempo, non lo sono stati più”.
La scelta della GAMeC di occuparsi di Frosi, dopo quasi dieci anni di silenzio e inaccessibilità, nasce dalla volontà di ricordare, proteggere, conservare il suo lavoro. Una ricerca per continuare a osservare, contestualizzare e magari capire sempre meglio l’artista. Inoltre, nelle intenzioni dell’istituzione bergamasca c’è la volontà di leggere la sua invisibilità alla luce di un presente artistico e sociale in cui si è chiamati a esserci sempre, in cui il silenzio è una scelta sempre più impervia e rara.
Osservare queste pratiche aiuta a comprendere le innumerevoli sfumature che nell’arte assumono la fuga, il vuoto, che nel caso di Christian Frosi hanno trovato compensazione in una produzione enigmatica e transitoria, capace di dominare per dieci anni la scena italiana e che oggi è presentata alla GAMeC.