La complessità e i contrasti di uno degli imperatori più controversi della storia di Roma sono la chiave di lettura della mostra Domiziano imperatore. Odio e amore. Coprodotta dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e dal Rijksmuseum van Oudheden di Leide, l’esposizione è accolta negli spazi di Villa Caffarelli dal 13 luglio 2022 al 29 gennaio 2023.
Il progetto segue il successo de I marmi Torlonia. Collezionare capolavori (14 ottobre 2020 – 27 febbraio 2022); che ha segnato l’apertura al pubblico della nuova sede espositiva dei Musei Capitolini.
Curata da Claudio Parisi Presicce, Maria Paola Del Moro e Massimiliano Munzi, la mostra ai Musei capitolini è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. L’organizzazione è di Zètema Progetto Cultura.
Secondo appuntamento espositivo per Villa Caffrelli che accoglie un ritratto “storicamente rivisitato” dell’Imperatore Domiziano
Risultato di un accordo culturale internazionale, Domiziano imperatore. Odio e amore prosegue il progetto scientifico di God on Earth. Emperor Domitian. Una mostra dedicata dal Rijksmuseum van Oudheden di Leide all’Imperatore Romano; a cui la Sovrintendenza Capitolina ha partecipato con importanti prestiti.
In continuità con essa, la Sovrintendenza Capitolina ha elaborato nella nuova mostra una diversa articolazione del racconto e del percorso espositivo. Un obiettivo raggiunto grazie alla rilettura del progetto scientifico, affiancando ai marmi già presenti in Olanda alcune nuove opere.
Densa di significato è stata poi la scelta della sede espositiva. Villa Cafferelli sorge, infatti, sulle rovine del Tempio di Giove Capitolino. Un luogo fortemente legato all’imperatore e da lui ricostruito dopo l’incendio dell’80 d.C.
Domiziano imperatore. Odio e amore
Ritratti in marmo ed in bronzo di personaggi imperiali e di divinità; elementi di decorazione architettonica in marmi bianchi e colorati; oggetti di piccole dimensioni in oro e bronzo. Sono quasi 100 le opere, provenienti da alcuni dei più importanti musei internazionali ed italiani, che raccontano la storia di Domiziano; complessa figura di principe e tiranno non compresa tanto dai suoi contemporanei quanto dai posteri. Un giudizio basato esclusivamente sulle fonti storiche e letterarie a lui, sostanzialmente, avverse.
Più recentemente, l’analisi delle fonti materiali, in particolare epigrafiche, ha restituito infatti l’immagine di un imperatore attento alla buona amministrazione e al rapporto con l’esercito e con il popolo; devoto agli dei e riformatore della moralità degli uomini. Un imperatore che non pretese e non incoraggiò la formula autocratica “dominus et deus”, ritenuta da molti la motivazione profonda del clima di sospetti, terrore e condanne a morte sfociato nella congiura nella quale egli perse la vita.
La violenta damnatio memoriae che, secondo la drammatica testimonianza di Svetonio e Cassio Dione, avrebbe comportato subito dopo la sua morte l’abbattimento delle statue che lo ritraevano e l’erasione del suo nome dalle iscrizioni pubbliche, fu in realtà limitata ad alcuni contesti e non trova conferma nel numero di ritratti giunti fino a noi a Roma e in tutto l’Impero.
100 opere raccontano la complessità e le contraddizioni dell’ultimo imperatore della gens Flavia
Prima opera e icona dell’esposizione è il celebre ritratto di Domiziano conservato nei Musei Capitolini. La statua è al centro della prima sala, dedicata alla caducità della vita e rappresentata idealmente da ritratti infantili; allusivi all’imperatore e al figlioletto morto prematuramente. La galleria dei ritratti mostra l’evoluzione dell’iconografia di Domiziano nel tempo. Accompagnano l’imperatore il padre Vespasiano e il fratello Tito, Giulia figlia di Tito e Domizia Longina. Le ricercate acconciature delle Auguste sono emulate dalle dame di età flavia; così come la sua familia allargata, composta da liberti e schiavi. Alla damnatio memoriae decretata dal Senato all’indomani del suo assassinio riportano invece due iscrizioni e una moneta, sulle quali il suo ricordo è stato cancellato.
Il concetto di continuità dinastica dominò gran parte delle azioni di Domiziano. L’esaltazione della gens Flavia, l’erezione di archi onorari e la costruzione del Templum Gentis Flaviae, ne sono una eccezionale prova. La testa colossale di Tito divinizzato e i frammenti del Dono Hartwig, presenti in mostra, mostrano infatti la maestosità concettuale e dimensionale del complesso templare dedicato alla famiglia Flavia.
Un focus è invece dedicato ai luoghi privati dell’imperatore. Dal Quirinale, dove Domiziano nacque alla grandiosità architettonica e decorativa delle ville fuori Roma; fino al Palazzo imperiale sul Palatino, opera dell’architetto Rabirio. Questo è infatti il luogo dove l’imperatore appariva come dominus e dove l’opulenza e il lusso flavio si espressero maggiormente. Una grandiosità ricercata grazie a nuovi linguaggi architettonici e decorativi, che ricorrevano al massiccio impiego di marmi colorati.
Il percorso attraverso i luoghi pubblici domizianei illustra invece l’intensa attività edilizia dell’imperatore. Dalla costruzione degli edifici distrutti dall’incendio dell’80 d.C. alla realizzazione di nuovi monumenti funzionali alla propaganda imperiale; una serie di interventi pubblici che accrebbero il consenso del popolo. Ne sono mirabili esempi il calco del sepolcro di Quinto Sulpicio Massimo, morto a 11 anni, la cui iscrizione ricorda la brillante partecipazione del bambino prodigio al terzo agone capitolino di poesia greca, e la moneta in bronzo con l’effigie del rinoceronte, mai visto a Roma prima dei giochi nell’Anfiteatro voluti da Domiziano.
Infine, una sezione è dedicata al rapporti di Domiziano con l’esercito e l’attività edilizia e monumentale nelle città e nei territori dell’impero; conferma di una coesione non solo militare ma anche sociale.