Per la quarta edizione del progetto Furla Series, Fondazione Furla e GAM – Galleria d’Arte Moderna di Milano presentano Moving in Space without Asking Permission, mostra di Andrea Bowers a cura di Bruna Roccasalva.
Moving in Space without Asking Permission, dal 15 settembre al 18 dicembre 2022 alla GAM, è la prima mostra personale di Andrea Bowers in un’istituzione italiana. Un’esperienza immersiva all’interno del lavoro dell’artista e del suo impegno nella lotta per la parità di genere e l’emancipazione della donna.
Artista e attivista americana, la ricerca di Bowers combina pratica estetica e impegno politico da una prospettiva femminista. Da circa trent’anni, infatti, l’artista indaga questioni fondamentali come la parità di genere; i diritti della donna e dei lavoratori; l’immigrazione e l’ambientalismo.
Una ricerca condotta attraverso un approccio formale di forte impatto visivo e una sperimentazione linguistica che abbraccia un’ampia varietà di mezzi espressivi. Dal disegno al video, dall’installazione al neon. La sua capacità di restituire argomenti complessi in un vocabolario accessibile e diretto è il perfetto esempio di come l’arte possa, attraverso il potere estetico dei suoi linguaggi, veicolare messaggi socialmente rilevanti.
Andrea Bowers, Moving in Space without Asking Permission. La relazione tra femminismo e autonomia corporea
Per Moving in Space without Asking Permission Andrea Bowers si concentra in particolare sulla relazione tra femminismo e autonomia corporea, con uno sguardo rivolto sia al presente sia alla storia del nostro Paese. Ogni progetto di Bowers parte da un approfondito lavoro di ricerca sul contesto in cui si trova a operare e dall’incontro con il suo tessuto sociale.
In questo caso Moving in Space without Asking Permission prende le mosse dal confronto dell’artista con alcune esperienze femministe italiane di oggi. In particolare con il lavoro della filosofa e attivista Alessandra Chiricosta, che studia e insegna l’esercizio delle arti marziali come strumento di auto consapevolezza corporea e di rottura rispetto agli stereotipi di genere. Il progetto nasce anche in risposta alle specificità del contesto espositivo della GAM: un museo la cui collezione rimanda al periodo storico tra Ottocento e Novecento, quando il movimento di emancipazione femminile in Italia muoveva i primi passi.
Attraverso un percorso espositivo che combina lavori iconici e nuove ambiziose produzioni che testimoniano, tra l’altro, la grande versatilità linguistica dell’artista, la mostra infatti restituisce l’importanza di una ricerca in cui attivismo politico e pratica artistica sono inestricabilmente interconnessi.