A Milano la prima personale in Italia dell’artista iraniano/statunitense Ardeshir Tabrizi. Fino al 7 gennaio la Galleria Poggiali ospita la mostra Otherworlds; una raccolta di opere inedite che, attraverso l’antica tecnica di ricamo persiana Suzandozi, portano alla luce un immaginario di simboli, immagini e paesaggi che danno vita a realtà nuove.
Nato a Teheran nel 1981, Ardeshir Tabrizi, a soli 4 anni fugge con la famiglia dal suo paese di origine alla volta degli Stati Uniti, dove Tabrizi e la famiglia si stabiliscono a Los Angeles. Il suo immaginario prende piede proprio da un’intensa ricerca della storia e della cultura del proprio paese d’origine; ricostruendo attraverso i suoi sogni e la sua immaginazione una sua personale versione della mitologia persiana fino ad arrivare al racconto dell’Iran di oggi.
Ardeshir Tabrizi, Otherworlds. Simboli e immagini importanti per persone provenienti da varie parti del mondo sovrapposte come in un fotogramma
Tabrizi sovrappone elementi storici – miniature indiane, icone persiane, immagini contemporanee iraniane e fotografie della propria famiglia – attraverso i quali propone di ripensare la storia e, soprattutto, un futuro diverso rispetto a quello che già sembra delineato. Con questo atto l’artista propone delle possibilità di coesistenza nuove, nuovi linguaggi visivi che valorizzano il rispetto e l’accettazione del prossimo, oltre a simboli di umanità e di guarigione.
Un esempio si può trovare nelle opere Western Girls e Western Boys, ritratti che mostrano i canoni estetici comuni della donna e dell’uomo secondo la tradizione persiana; Tabrizi li destruttura usando dei colori brillanti, simbolo di nuove possibilità. Rifacendosi alle tecniche artigianali tradizionali Ardeshir Tabrizi riesamina la loro importanza nel presente. Il suo processo è basato sulla ricerca e sulle intuizioni suscitate dall’uso di simboli culturali quali icone antiche e manufatti.
Tabrizi racconta “Con Otherworlds cerco di evidenziare un legame interculturale che già esiste. Il mio lavoro incorpora simboli e immagini importanti per persone provenienti da varie parti del mondo e li sovrappongo in un fotogramma. Nella mia produzione unisco simboli storici e paesaggi pieni di fili, dando a quelle icone culturali e quelle immagini sacre significati nuovi ed espansi. Attraverso la manipolazione digitale, la pittura e il ricamo, posso fare uso di questo bagaglio culturale e crearne uno nuovo. Questo atto non è affatto una dichiarazione politica, ma più che altro una documentazione di umanità e di guarigione”.
La presenza della famiglia nelle opere dell’artista diviene quindi il simbolo di una interconnessione umana primaria e vitale. Si parla di famiglia in senso lato; potrebbe essere la sua, quella di un’altra persona, quella dell’osservatore o semplicemente una rappresentazione archetipa della famiglia come simbolo di unione e fiducia nel prossimo.