Atipografia presenta la mostra Babel, personale di Mirko Baricchi (La Spezia, 1970), che costruisce un itinerario visivo attraverso la ricerca artistica del pittore spezzino degli ultimi dieci anni.
L’esposizione è aperta al pubblico da sabato 24 febbraio a sabato 18 maggio 2024 negli spazi della galleria ad Arzignano, antica tipografia di famiglia che Elena Dal Molin ha voluto trasformare in spazio contemporaneo affidandone il ridisegno funzionale agli architetti dello studio AMAA.
Il progetto espositivo coinvolge oltre venti opere su tela e carta, molte delle quali inedite e realizzate specificatamente per l’occasione. Oscillando tra pittura, grafica e illustrazione, Babel traccia un arco narrativo nello spazio pensato per restituire le diverse fasi creative che hanno caratterizzato la produzione di Mirko Baricchi, articolate in veri e propri cicli.
Il titolo stesso della mostra, che trae ispirazione dall’idea della Torre di Babele, rievoca l’immagine di una stratificazione di linguaggi differenti nella medesima struttura che, unendosi, creano una nuova forma. L’esposizione accompagna il visitatore attraverso il processo mentale dell’artista, mostrando come i diversi cicli della sua produzione sfumino l’uno nell’altro senza mai esaurirsi del tutto, ma fornendo le fondamenta per la costruzione della fase successiva. Scegliendo di non articolare le proprie opere attorno a un soggetto unico e definitivo, Mirko Baricchi esplora e scompone la figura, puntando i riflettori sul vero protagonista della sua riflessione: la pittura stessa.
Spiega l’artista: “La motivazione che mi ha sempre mosso non è mai stata quella della mera rappresentazione lirica o narrativa. Scelto un pretesto, per me era necessario l’atto del dipingere. Dipingere la pittura, questo è il punto: la pittura è il soggetto e l’oggetto.”
Il percorso espositivo si apre con una selezione di dipinti appartenenti alla serie Selva, ciclo che Mirko Baricchi inaugura agli inizi del 2018. Attingendo a un repertorio artistico che vede nella pittura di Giorgio Morandi e nei fondali rinascimentali alcuni dei riferimenti fondamentali, con Selva l’artista realizza dei veri e propri paesaggi mentali dominati dalle tonalità del verde e da una forte gestualità pittorica. Proseguendo nel percorso, Selva si fonde e confonde con le prime sperimentazioni della successiva serie Babel, che combina alle partiture verdi originali dei fondi bianchi con venature e trasparenze. In uno scarto finale, alle campiture bianche si aggiungono calligrafie e interventi spray vicini al mondo dell’illustrazione, in una sequenza di elementi inaspettati che sorprendono il visitatore senza rinunciare alla coerenza del percorso di elaborazione dell’artista.
In Babel la gestualità rapida dell’artista si sposa con cancellature e interventi improvvisi, realizzando un profondo equilibrio tra stesura e asportazione del colore e restituendo un’immagine che oscilla tra paesaggio reale e spazio mentale.