Filippo de Pisis a Bologna tra simbolismo e metafisica

In copertina: Filippo de Pisis, La sedia rossa, 1943, olio su tela reintelata, cm 60x40. Ufficio stampa Nora Comunicazione

È dedicata a Filippo de Pisis, grande protagonista italiano dell’arte del Novecento, la stagione invernale di CUBO, Museo d’impresa del Gruppo Unipol a Bologna.

Filippo de Pisis. Nascita di un quadro, approfondisce alcuni aspetti ancora inediti della ricerca artistica e del portato culturale di de Pisis; accostando circa quindici dipinti a brani letterari, poetici e critici, di suo pugno, selezionati tra i suoi scritti.

Un tuffo nell’immaginario visivo e poetico di un raffinato pittore e letterato, esponente di una pittura incastonata tra il simbolismo e la metafisica, che si mostra al pubblico bolognese dal 18 ottobre 2024 al 17 gennaio 2025.

Filippo de Pisis mostra CUBO Bologna
Filippo de Pisis, I due pomodori, 1950, olio su carta incollata su tela, cm 34,9×50. Ufficio stampa Nora Comunicazione

La mostra nasce dalla collaborazione con l’Associazione per Filippo de Pisis, archivio e centro di ricerca dedicato alla vita e all’opera del Maestro ed è curata da Ilaria Bignotti e da Maddalena Tibertelli de Pisis.

Filippo de Pisis. Nascita di un quadro gli elementi iconografici e gli oggetti dietro i i quadri di de Pisis per indagare l’aspetto più intimo e complesso del grande Maestro.

Filippo de Pisis. Nascita di un quadro si sviluppa intorno al quadro che appartiene al patrimonio artistico del Museo d’impresa del Gruppo Unipol dal titolo “Paesaggio”, datato 1926: un piccolo dipinto ad olio su tela dove l’uomo medita sulla sua dimensione rispetto al grande potere della natura.De Pisis accoglie infatti, in ogni suo dipinto, un riverbero di natura simbolista che vede l’umanità stretta in una profonda comunione con la natura e con il sensibile.

Filippo de Pisis mostra CUBO Bologna
Filippo de Pisis, Natura morta con fetta di melone, 1927, olio su tela, cm 53,5×64,5. Ufficio stampa Nora Comunicazione

Partendo proprio dal “Paesaggio” del 1926, le curatrici hanno scelto una quindicina di altri dipinti provenienti dall’archivio del Maestro e da rinomate Collezioni nazionali, ponendoli in dialogo con una selezione di suoi scritti: sia in forma di pagine di diari e appunti vergati a Ferrara, poi a Roma, a Parigi, a Venezia, e nella clinica di Brugherio durante gli anni della nevrosi, sia in forma di un pensiero critico e storico dell’arte che de Pisis elabora in occasione di conferenze e saggi, articoli e contributi, dimostrando la sua fiducia nel potere che si cela dietro ad ogni quadro. O meglio: ad ogni “nascita di un quadro”.
Ulteriore obiettivo della mostra, quello di provare a portare alla luce un altro de Pisis, inquieto e profondo, rivolto ad un’indagine sofferta sui moti dell’animo e della psiche, ponendosi in un confronto empatico proprio con le cose e i luoghi più semplici e quotidiani, non solo con la sfavillio delle grandi metropoli all’alba della modernità.

È noto che sovente molti oggetti, alcuni in modo ricorrente e con affascinanti variazioni di forma e dimensione, campeggiano nei suoi dipinti: sono questi elementi iconografici e iconologici della sua pittura che la mostra a CUBO vuole appunto porre in evidenza, quali “spie” affascinanti per indagare l’aspetto più intimo e complesso del grande Maestro.

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