La Fondazione Carriero dal 24 marzo dal 24 giugno, ospita la mostra “Pascali Sciamano” a cura di Francesco Stocchi. Un’esposizione che presenta l’opera di Pino Pascali in dialogo con quella che comunemente viene definita “arte tribale”.
Con l’obiettivo dichiarato di esplorare l’approccio creativo dell’artista attraverso il suo legame con la cultura africana, a partire dall’interesse verso il primitivo, in contrapposizione ai miti della società moderna, e all’attenzione per il totemismo, i fenomeni di identificazione animale/individuo e alla concezione animistica della natura.
Molte sono infatti le sinergie tra l’arte tribale e la poetica di Pino Pascali, figura eclettica, scultore, scenografo, performer, figura centrale della scena artistica italiana degli anni Sessanta. Un artista che trova nelle forme creative proprie all’Africa una fonte d’inesauribile ispirazione, nel tentativo di aprire a una dimensione magica, fantastica, giocosa e ambigua del fare artistico.
Un’Africa primordiale che rivive nelle opere di Pino Pascali
La rappresentazione della natura stilizzata e ridotta ai suoi elementi essenziali, il mito del primitivo, l’uso del corpo come estensione dell’opera/oggetto, il rapporto tra individuo e collettività, la commistione tra naturale e artificiale, caratterizzano la ricerca di Pascali, che mette in scena l’Africa.
Non la sublima, va oltre l’essenzialità plastica e lo studio della figura, nel tentativo di recuperare quell’armonia primordiale offuscata dall’intellettualismo dominante dell’epoca, utilizzando la materia come strumento di conoscenza, come una mitica invocazione degli elementi vitali.
Pascali lo sciamano
Nelle società primitive lo sciamano è colui che agisce ai limiti tra i due mondi, terreno e ultraterreno, in dialogo con le forze naturali, e che si esprime attraverso un simbolismo mitico, irriducibile alle categorie del pensiero e delle verità logiche.
Riconoscere la vita al di fuori dell’uomo, ovunque si intraveda un principio di attività, ed è in grado di trasformare ogni comportamento in un linguaggio, è questo ciò che unisce Pascali ai riti e ai miti delle culture primitive.
Pascali sciamano è una sorprendente esplorazione attraverso gli anni di produzione dell’arista, tra il 1966 e il 1968 che permetterà di scoprire opere poco o mai esposte al pubblico.
Il percorso espositivo gioca con l’architettura evitando il confronto diretto tra i manufatti africani e le sculture dell’artista, mettendo invece queste ultime in stretta relazione tra loro, quasi a evocare una libera narrazione. La mostra si sviluppa lungo i tre piani della Fondazione, ognuno dei quali è dedicato a uno dei tre anni della breve ma prolifica attività di dell’artista.