Il 10 aprile 2018 riprende il ciclo annuale delle Project Room della Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano. L’iniziativa, con la quale la Fondazione mette il suo spazio a disposizione di giovani curatori e artisti, con l’obiettivo di raccontare al pubblico le ultime tendenze della scultura contemporanea.
Quest’anno la curatela delle Project Room è affidata a Flavio Arensi, che ha ideato un progetto espositivo unitario scandito in tre tempi corrispondenti ad altrettanti temi e artisti che attraverso la scultura esplorano nuovi percorsi estetici e narrativi: Donato Piccolo, Roberto Pugliese e Roberto Fanari.
La stanza di Proust, questo il titolo del progetto, è un pretesto per guardare gli accadimenti della società e dell’uomo attraverso i suoni, le assenze e le presenze, del passato come del futuro. I tre atti che si susseguono in questa stanza formano un’unica riflessione sul ruolo della scultura in questo momento storico.
Project Room: la stanza di Proust, un’unica riflessione sul ruolo della scultura in questo momento storico
“Per il protagonista del primo libro de Alla ricerca del tempo perduto – afferma Flavio Arensi – il gioco della memoria si attiva durante un risveglio notturno che fa affiorare alla mente il ricordo di tutte le stanze vissute o visitate. D’altro canto lo stesso Proust aveva fatto approntare, nella sua abitazione di Boulevard Haussmann, una stanza da letto rivestita di sughero per isolarsi dai rumori e, probabilmente, per concedersi la possibilità di entrare più in profondità nel suo osservarsi per osservare il mondo. È l’opposto di un’idea claustrofobica, è un’apertura alla condizione della memoria e del pensiero: con i tre artisti delle Project Room 2018 intendiamo recuperare, attraverso il loro lavoro, l’idea di una coscienza allargata che non usa i mezzi più tradizionali della scultura ma ne ricerca i concetti più profondi attraverso la tecnologia e lo spazio“.
Il protagonista del primo appuntamento (dal 10 aprile al 29 maggio 2018) de La stanza di Proust è Donato Piccolo (Roma, 1976) con un lavoro inedito, Imprévisible, che cerca di analizzare il divario esistenziale che intercorre tra il concetto di uomo e natura, artificio e tempo. Una scultura robotica che si trasforma in soggetto che impara da visitatori e osservatori: i meccanismi robotici e l’intelligenza artificiale consentono infatti all’opera di muoversi registrando le reazioni del pubblico e, in base a queste, impostare le conseguenti azioni. La scultura impara e agisce in maniera autonoma e definisce il campo dell’assenza umana, dalla quale è imprescindibile il suo valore esistenziale.
Nel secondo atto (settembre-ottobre 2018), attraverso Concerto per natura morta Roberto Pugliese (Napoli, 1982) esamina nuovi risvolti della sua ricerca sui fenomeni legati al suono e ai processi che la psiche umana utilizza per differenziare strutture di origine naturale e artificiale, sia acustiche che visive. Cuore dell’installazione è il rapporto tra uomo e tecnologia e tra arte e tecnologia, con un ruolo di non secondaria importanza all’aspetto visivo.
Per l’ultima Project Room (novembre-dicembre 2018), Roberto Fanari (Cagliari, 1984) ricostruisce un “salone delle feste” tipico delle ville antiche intervenendo sul perimetro della stanza vuota con strutture architettoniche in ferro. Nell’ambiente essenziale di Esserci, dove risuoneranno musiche del ‘700 rielaborate da Francesco Fugazza, l’immagine riflessa negli specchi sarà l’unico modo con cui il visitatore potrà percepirsi concretamente nel tempo e nello spazio.