Dal 26 ottobre al 10 febbraio la Fondazione Carriero ospita Giulio Paolini. Del bello ideale una mostra dedicata a uno dei massimi esponenti dell’arte concettuale, organizzata in stretta collaborazione con l’artista.
Con questa esposizione la Fondazione Carriero prosegue il suo percorso di indagine e approfondimento dell’arte concettuale analizzando l’opera di Giulio Paolini, suo indiscusso pioniere nel nostro Paese.
Attraverso una selezione di lavori, scelti e allestiti dal curatore insieme all’artista torinese, la mostra ripercorre l’intero arco dei 57 anni di carriera di Paolini, esponendo capisaldi della sua produzione come Senza titolo (1961), Monogramma (1965), AB 3 (1966), Nécessaire (1968), Controfigura (critica del punto di vista) (1981), alcuni dei suoi celebri autoritratti e tre nuove opere appositamente concepite per l’occasione.
L’opera preesiste all’intervento dell’artista, che è il primo a poterla contemplare – Giulio Paolini
La mostra Giulio Paolini. Del bello ideale segue un percorso espositivo non cronologico, scandito da nuclei tematici che si articolano nello spazio entrando in relazione con l’architettura dell’edificio, consentendo al visitatore di mettere a fuoco la poetica di Paolini e di semplificarne la comprensione. Attraverso questo esercizio, la mostra scompone l’opera di Paolini, la seziona adottando lo stesso approccio teorico e formale utilizzato dall’artista nei suoi lavori e nel suo modo di affrontare l’arte.
Tre sono i nuclei tematici individuati come punti di riferimento nel percorso espositivo. Al piano terra l’allestimento ruota attorno al tema del Ritratto e Autoritratto, vero e proprio toposdella storia dell’arte occidentale e fulcro della poetica di Paolini, che fin dall’inizio degli anni Sessanta si è cimentato in modo fortemente personale con l’analisi di questa tematica, distillandola fino ad arrivare alla sottrazione dell’autore nella sua opera.
La sezione al primo piano si intitola In superficie e sviluppa la relazione con il tema della prospettiva nelle sue varie declinazioni, dall’indagine sulla linea alla simbologia dell’orizzonte fino all’uso della specularità, della tautologia e della ripetizione come strumenti di analisi dello spazio e del tempo.
Infine, la sala rococò del secondo piano fa da cornice a Uno di due, che presenta una selezione di lavori che indagano il rapporto tra il mito e la classicità nell’universo artistico di Paolini, emblemi di quella bellezza ideale che, nel polarizzare gli sguardi con la sua armonia, crea una distanza apparentemente incolmabile tra opera d’arte e osservatore.