Torna al suo posto tra le opere della collezione del Museo Poldi Pezzoli di Milano la Madonna con il Bambino, capolavoro di Andrea Mantegna, restaurato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze con il sostegno della Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti Onlus.
Per l’occasione il museo milanese presenta la mostra-dossier Mantegna ritrovato, a cura della casa museo e dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, allestita nel Salone dell’Affresco, attraverso la quale si ripercorrono le vicende collezionistiche della tela e si presentano le diverse fasi dell’intervento conservativo.
Articolata in due sezioni, la mostra si apre con una prima sala introduttiva, che ospita una serie di pannelli esplicativi, dalla quale si accede alla seconda che accoglie la Madonna con il Bambino di Andrea Mantegna. Un’ambiente volutamente spoglio, dove solo una tenda isola il capolavoro dal resto del museo, per far sì che la vista e l’attenzione si concentrino solo sull’opera.
Madonna con il Bambino, il capolavoro di Andrea Mantegna restaurato
Entrata a far parte della Collezione di Gian Giacomo Poldi Pezzoli nel 1861, la tela vanta un’illustre provenienza; apparteneva, infatti, allo storico dell’arte Giovanni Morelli (1816-1891), fra i più rilevanti conoscitori di opere d’arte antiche della sua epoca, che si trovò costretto a separasene per alienare un debito di gioco.
Un primo restauro si rese necessario nel 1863 ad opera di Giuseppe Molteni, direttore della Pinacoteca di Brera, ritrattista e amico della famiglia Poldi Pezzoli. Noto per i suoi interventi di tipo “integrativo”, che pretendevano di migliorare l’aspetto estetico dei quadri antichi secondo il gusto accademico in vigore all’epoca, Molteni modificò a tal punto l’aspetto del dipinto da renderlo difficilmente giudicabile. Non a caso, l’opera era stata attribuita dalla critica alle più varie fasi dell’attività di Mantegna: dal periodo giovanile trascorso a Padova, all’inizio del soggiorno mantovano del pittore avvenuto tra il 1462 e il 1470, fino alla sua tarda attività, nell’ultimo decennio del Quattrocento, opinione che è prevalsa negli ultimi anni.
Nel suo intervento Molteni impreziosì la veste rossa della Vergine con marezzature dorate e ridipinse completamente il manto blu dal risvolto verde, i cui pigmenti originali si erano irrimediabilmente alterati. Prolungò inoltre arbitrariamente le braccia di Maria sui bordi laterali, dando l’impressione che i personaggi si stagliassero davanti a una finestra e alterando completamente, in tal modo, l’impostazione compositiva e prospettica data all’immagine da Mantegna.
L’Opificio delle Pietre Dure ha iniziato l’intervento conservativo nel marzo 2019 e ha dapprima svolto un’approfondita campagna diagnostica, necessaria per comprendere a fondo la tecnica esecutiva, lo stato conservativo del dipinto, per definire più accuratamente l’entità dell’intervento di Molteni e, infine, chiarire alcune piccole scoperte che si andavano rivelando. L’intervento di restauro si è quindi indirizzato al ristabilimento di un equilibrio formale, attraverso la graduale rimozione della vernice che alterava l’aspetto originale dell’opera, così come definito dalla tempera magra: originariamente il dipinto era infatti caratterizzato da un effetto opaco e quasi pulvirulento della superfice, a imitazione degli stendardi o della pittura murale.