Falso zafferano: come riconoscere la spezia tossica

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Spesso si parla di sofisticazioni alimentari, di cibi o bevande “allungati” con sostanze simili. Soprattutto per le bevande, le spezie e l’olio, sono molti gli alimenti contraffatti che vedono alterato il proprio grado di purezza. Ma per quanto riguarda il falso zafferano, non si tratta i questo.

La pianta, molto simile allo zafferano vero e proprio, dal cui baccello si ricava la preziosa spezia così diffusa sulle nostre tavole, è tossica per l’uomo. Recentemente una coppia è deceduta a Folgaria, in provincia di Trento, per averne fatto uso a tavola, inconsapevolmente. Pertanto ora i riflettori sono tutti puntati sulla pianta di “falso zafferano”.

Come riconoscere il falso zafferano

Detto anche “zafferano bastardo” per gli effetti che ha sul nostro organismo, di chiama in realtà Colchico Autunnale, perché cresce in questa stagione e fiorisce abbondantemente. Colore e forma dei fiori sono del tutto simili a quelle dello zafferano, per cui è facile incorrere in fatidici errori.

Il colchico autunnale appartiene alla famiglia delle Liliaceae, cresce spontaneamente nei prati e nel sottobosco. Diffuso in tutta Italia, la sua maggiore concentrazione è proprio nelle regioni settentrionali, dove ha purtroppo mietuto le due vittime. La pianta contiene alcaloidi tossici molto potenti, soprattutto la colchicina presente nel rivestimento dei semi, mentre altre sostanze quali l’inulina e la colchiceina sono invece concentrate nel bulbo. Ne basta una piccola quantità per avvelenare un organismo.

Riconoscere il falso zafferano è possibile contando gli stami: il color ocra è lo stesso, ma nel colchico sono sei, mentre nello zafferano sono tre. I sintomi da avvelenamento possono presentarsi anche giorni dopo l’assunzione, con dolori addominali, vomito e diarrea, accompagnati da espulsione di sangue. In questo caso, senza attendere altri sintomi, è bene recarsi al pronto soccorso.

Possono presentarsi poi paralisi respiratoria, aritmie cardiache e ipotermia, fino alla morte. Se non utilizzare zafferano acquistato, ma vi dilettate di cucina con spezie raccolte dove crescono spontaneamente, ricordatevi di contare gli stami!

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