Fino al 8 Marzo, l’Archivio Vincenzo Agnetti presenta al pubblico un nuovo allestimento all’interno dello spazio Machiavelli 30, sede ufficiale dell’Archivio e studio dell’artista. In mostra sono esposti lavori dell’ultimo periodo, in particolare degli anni 1978-1980, in cui il rapporto con la poesia, da sempre sotteso al suo lavoro, diventa una presenza visibile e forte.
Il rapporto con il racconto, la poesia e l’immagine fotografica è il filo conduttore dell’intero allestimento. Centrali all’interno dell’esposizione sono due lavori dalla serie Riserva di caccia, realizzati partendo da due sequenze fotografiche che ruotano attorno alla scritta “Il desiderio colpisce prima del proiettile e si abbatte come fulmine sul cuore limitato delle cose” e che raccontano il dilemma tra desiderio e istinto predatorio, attraverso tre grandi trittici in tela.
Vincenzo Agnetti e il rapporto tra il racconto, la poesia e l’immagine fotografica
La mostra accoglie anche i lavori Dopo le grandi manovre, una rivisitazione di antiche fotografie giapponesi, in cui l’ironia si combina talvolta con la scrittura e talvolta con il segno grafico, in un gioco di rispecchiamenti temporali. “Mi interessano – scriveva Agnetti – perché sono di un poeta che usava le foto. Da parte mia ho voluto inserirmi in questo spessore poetico”.
Al secondo piano trova spazio il video Machiavelli 30, l’edizione fonica e fotografica del libro di poesie pubblicato da Guanda nel 1978, in cui i versi recitati da Agnetti risuonano accompagnati dalle immagini in una dimensione sospesa in cui arte e poesia diventano la stessa cosa, in cui parola e immagine sono inscindibili e in cui la voce dell’artista conduce all’interno di un campo di risonanza emotiva. A conclusione del percorso due feltri del 1971, che rivelano meglio di qualunque altro testo il rapporto di Agnetti con la poesia.