L’artista americana cura una mostra di opere della collezione di Fondazione “la Caixa” e Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT con un allestimento che le trasforma in una grande installazione ambientale dall’11 febbraio 2021.
Molte volte è stata annunciata la “fine” della pittura e altrettante se ne è attestato il suo “rinnovamento”: con la volontà di indagare limiti e potenzialità contemporanee del medium pittorico, dall’11 febbraio 2021 le OGR – Officine Grandi Riparazioni tornano ad aprire le porte al pubblico per Cut a rug a round square, una nuova commissione site specific sviluppata per gli spazi ex industriali torinesi dall’artista americana Jessica Stockholder (Seattle 1959).
Scelta per la sua prospettiva peculiare, Jessica Stockholder ha avuto negli ultimi vent’anni un ruolo cruciale nello sviluppo del dibattito sulla pittura e i suoi limiti, espandendone il concetto in un costante dialogo tra media diversi, tra forma e spazio, forzando i limiti della pittura verso la dimensione scultorea e installativa.
Nel suo lavoro l’artista unisce oggetti apparentemente disparati e banali, per creare installazioni complesse che accumulano e stratificano materiali e colori: buste e contenitori di plastica, prolunghe, legname, tappeti e mobili: oggetti spesso trascurati recuperano qualità estetiche e formali in una pratica che unisce riferimenti all’espressionismo astratto, al color field painting, fino al minimalismo.
Per il progetto allestito all’interno del Binario 1 delle OGR Cult, area delle OGR dedicata all’arte e alla cultura, Jessica Stockholder diventa curatrice d’eccezione di una grande mostra collettiva, creando un unico allestimento fatto di intrecci e connessioni, con opere provenienti da due importanti collezioni: la Collezione d’Arte Contemporanea “la Caixa” di Barcellona, una delle più prestigiose collezioni di origine bancaria, e quella della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, le cui opere sono in comodato permanente presso i musei torinesi di Gam – Galleria d’arte Moderna e Castello di Rivoli, Museo d’arte contemporanea.
Per navigare nel ricco patrimonio che aveva a disposizione, l’artista ha sviluppato un concetto allo stesso tempo rigoroso e poetico: “Sto esplorando come la geometria, per lo più rettilinea, inerente al contorno, o bordo, dei dipinti genera significato sia all’interno che all’esterno dei dipinti stessi. – Dichiara Jessica Stockholder – In relazione sia alla loro esposizione che ai loro meccanismi interni, i dipinti fanno uso della geometria e della sua risonanza con la scala e la forma del corpo umano. (…) Gettando uno sguardo attraverso le collezioni, sono stata colpita dalle numerose opere in cui il cerchio e il quadrato si intersecano. Spesso queste opere presentano letteralmente cerchi e quadrati. Ho iniziato a pensare alla rappresentazione del corpo umano come a una specie di cerchio all’interno del quadrato; come nell’Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci. I dipinti sono essi stessi di solito caratterizzati da geometrie rettilinee. Ciò che accade al loro interno spinge contro i loro bordi. I bordi sono sia letterali che astratti; i bordi sono definiti dalla fine del supporto materiale, ma il rettangolo, inteso come mappatura, viene compreso in virtù dell’astrazione.”
Unendo opere di produzione e provenienza eterogenea, l’artista indaga la pittura e i suoi modi, le sue definizioni categoriche attraverso i limiti di genere, studiandone i bordi letterali e metaforici.
Da Directions di Vito Acconci, fotografia che raffigura un uomo con braccia e gambe divaricate a evocare l’Uomo Vitruviano, intento in una estenuante performance, a Combustion di Aurelio Amendola, una serie di scatti di che ritraggono Alberto Burri mentre con una torcia fonde la plastica creando un cerchio in un quadrato. Da Bonded Eternmale di Monica Bonvicini, installazione composta da due sedie ricoperte di pelle nera borchiata esibite su un tappeto rosso circolare, A REMOVAL OF THE CORNER OF A RUG IN USE di Lawrence Weiner in cui le parole si stagliano sulla superficie del muro come la pittura sulla sua tela. E ancora 9 to 5 il dipinto di Edward Ruscha che contiene il ciclo del tempo di una giornata lavorativa all’interno di un claustrofobico rettangolo disegnato, o Undercurrent (Red) di Mona Hatoum dove la superficie del pavimento funge da piano pittorico per un grande tappeto di cavi elettrici. Insieme a queste, tra gli altri, i lavori di Marlene Dumas, Richard Tuttle, Tracey Emin, Diego Perrone e Jessica Stockholder stessa, vengono esposti in un display disegnato appositamente dall’artista, che trasforma l’intera mostra in un’opera d’arte a sé, una grande installazione ambientale che riprende, in forma esperienziale, la riflessione dello scontro tra il cerchio e il quadrato come immagine dello scontro produttivo tra razionalità e fantasia, ordine e sovrabbondanza, corpo e idea.
Cut a rug a round square è un’occasione unica per il pubblico di ammirare – in piena sicurezza e gratuitamente – negli spazi delle OGR, un tesoro custodito dai musei torinesi e arricchito negli anni da Fondazione CRT, attraverso l’inedita rilettura di una grande artista internazionale e con connessioni e innesti di opere provenienti da un’altra importante collezione.
La mostra, invitando il visitatore a perdersi in un mondo di forme e colori, parte dal tema della pittura, centrale in entrambe le collezioni e tra i più discussi e amati anche dal grande pubblico, per ridisegnarne i confini di questa disciplina e sviluppare un discorso che prende, dalle forme e dalle fantasmagorie della pittura, le chiavi di lettura per analizzare il mondo contemporaneo.
Jessica Stockholder (1959, Seattle, WA. Vive e lavora a Chicago, Illinois) ha esposto ampiamente in musei e gallerie a livello internazionale. Il suo lavoro è presente nelle collezioni permanenti di numerosi musei tra cui il Whitney Museum of Art di New York; The Art Institute of Chicago; MoCA Los Angeles; MoMA San Francisco; il Museum of Fine Arts, Boston; The British Museum, Londra; e il Museo Stedelijk, Amsterdam. Recenti mostre personali includono Stuff Matters al Central Museum, Utrecht e Relational Aesthetics presso The Contemporary Austin, Austin nel 2019.