Riconosciuto dal British Journal of Photography Yearbook come uno dei sette fotografi migliori al mondo, e insignito del prestigioso titolo di “Master of Leica”, il maestro turco Ara Güler approda a Roma con una mostra monografica dedicata ai suoi scatti in bianco e nero. La mostra, prevista dal 30 gennaio al 3 maggio 2020 al Museo di Roma in Trastevere, ha riaperto al pubblico il 2 giugno ed è stata prorogata fino al 20 settembre.
L’esposizione è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e presentata dalla Presidenza della Repubblica di Turchia in collaborazione con il Museo Ara Güler e l’Archivio e Centro di Ricerca Ara Güler. Sponsor principali dell’iniziativa sono Halkbank e Ziraat Bank, media sponsor i quotidiani Sabah e Daily Sabah e la compagnia aerea ufficiale la Turkish Airlines. I servizi museali sono di Zètema Progetto Cultura.
Ara Güler testimone con la sua macchina fotografica di una un’umanità ormai quasi cancellata dalla memoria della capitale turca
Lucido osservatore della storia e società turca, il fotografo di origine armena, scomparso poco più di un anno fa, ha lasciato in eredità un archivio di oltre due milioni di foto, alcune delle quali si potranno vedere nella tappa romana del tour. La mostra è infatti composta in gran parte dalle fotografie di Istanbul scattate da Güler a partire dagli anni ’50, periodo fondamentale in cui fu reclutato da Henri Cartier-Bresson per l’Agenzia Magnum e divenne corrispondente per il Vicino Oriente prima per Time Life nel 1956, e poi per Paris Match e Stern nel 1958.
Le 45 vedute in bianco e nero della città sul Bosforo presenti in mostra costituiscono una preziosa testimonianza di un’umanità ormai quasi cancellata dalla memoria e si affiancano ad una sezione, composta da 37 immagini in tutto, dedicata ai ritratti di personaggi importanti del mondo dell’arte, della letteratura, della scienza e della politica: da Federico Fellini a Sophia Loren, da Bernardo Bertolucci ad Antonio Tabucchi, da Papa Paolo VI a Winston Churchill.