Turi Simeti, è il protagonista della stagione autunnale alla Dep Art Gallery di Milano con una mostra personale che, fino al 22 dicembre, celebra i 60 anni di carriera dell’artista siciliano.
L’esposizione, dal titolo Turi Simeti. Opere 1960 – 2020, è curata da Demetrio Paparoni e, con venti tele di grande formato, si presenta come una vera e propria mostra antologica di Simeti, personaggio chiave nell’ambito della pittura aniconica e volumetrica degli anni Sessanta, sviluppatasi a Milano attorno alla figura di Lucio Fontana.
Turi Simeti. Opere 1960 – 2020. Una mostra antologica dedicata ad personaggio chiave nell’ambito della pittura aniconica e volumetrica degli anni Sessanta
Fin dai primi anni degli anni 60, Simeti ha concepito il quadro come un oggetto autonomo che non illustra, non racconta e non raffigura. Si tratta di un’oggetto autonomo che si staglia nello spazio come un’altorilievo, a metà strada tra quadro e scultura. Ha tutti gli elementi che costituiscono un quadro – telaio, tela, colore – e nasce per essere appeso a parete, ma avendo un corpo e un volume è anche scultore, poiché supera la dimensione bidimensionale del quadro.
Turi Simeti sperimenta negli stessi anni, e negli stessi luoghi, di Enrico Castellani, Agostino Bonalumi e Paolo Scheggi, agli inizi degli anni Sessanta sulla spinta teorica e formale dei buchi e dei tagli di Lucio Fontana. Nei suoi lavori, come in quelli dei suoi colleghi, c’è già il germe delle dinamiche di pensiero che porteranno poi alla pittura analitica e all’arte concettuale.
L’opera di Simeti è un oggetto sorretto da una vera e propria architettura interna il cui elemento primario è l’ovale, che diventa segno distintivo della sua produzione artistica. Un corpo la cui superficie, la tela, altro non è che la pelle che lo ricopre, tesa fino al massimo, per evidenziare e al tempo stesso celare allo sguardo la solida struttura portante.